È interessante osservare i bambini quando sono liberi di inventarsi un gioco. Inizieranno istintivamente a darsi delle regole. Sorprenderà constatare poi quanto siano attenti nell’applicarle e inflessibili nel punire ogni infrazione. Nessuna giuria è più severa di quella composta da bambini. Il rigore non è cosa da adulti. L’adulto deroga. Nel bambino c’è invece l’innata consapevolezza che la stabilità e la continuità di ogni attività dipendono strettamente dalla scrupolosa osservanza delle sue regole.
Il bambino crescendo perderà questa propensione all’esattezza. A tale inclinazione si sostituirà la capacità di eludere le regole con buona tranquillità e, a volte, perfino con un certo compiacimento. Che si tratti di tasse, limiti di velocità, il rispetto di una fila o anche solo una carta gettata per strada, non importa. Qualcosa è successo. L’antica ostinazione ha perso smalto. Al suo posto giocano un ruolo sempre più significativo la noncuranza, l’indifferenza e la negligenza. Qualcosa è successo, ma cosa?
Partiamo dalla scuola. A scuola le regole sono troppe. Così numerose che ai bambini spesso non viene concessa neanche la libertà di scegliere come organizzare i propri spazi o gestire i propri quaderni. Le regole sono le mura di cinta del nostro vivere insieme, ma all’interno dell’edificio che andiamo costruendo il bambino deve muoversi liberamente, imparando ad autodeterminarsi, acquistando sicurezza, e guadagnando via via misure crescenti di responsabilità.
Le troppe regole costruiscono invece gabbie che hanno l’effetto dannoso di determinare un rigetto impulsivo e una viscerale antipatia per tutto ciò che viene ordinato dall’alto senza una reale utilità. Il bambino naturalmente si adegua. Non vuole la reprimenda dell’adulto, ma appena può (come un tappo di spumante) esplode in una contestazione comportamentale, deleteria e infelice, che tante volte è mossa banalmente dal desiderio di rivendicare soltanto la propria unicità.
Le regole devono essere poche. Poche, condivise e partecipate. Non possono essere dogmatiche. Non devono mortificare la straordinaria singolarità del bambino come essere unico e irripetibile, ma lo devono aiutare e proteggere nel cammino che compie all’interno di una collettività. Tutto il resto può ridursi a semplici indicazioni o consigli, magari presentati al bambino in un insieme di altre possibilità, così che possa essere lui a scegliere secondo le proprie predisposizioni.
Ma c’è di più. Per essere davvero convincente e produttivo un percorso educativo non può lasciare il bambino solo davanti alla regola. Essa deve riguardare anche l’adulto. Come scriveva Paolo VI non abbiamo bisogno di maestri, ma di testimoni. L’esempio e la testimonianza di un adulto che rispetta una regola di convivenza vale molto più di tante parole.
In questo senso, nel processo di crescita che fa di un bambino l’uomo di domani, certamente non aiuta, per esempio, il giocatore di calcio (il tuo idolo, mica uno qualunque) che simula un fallo o bara richiedendo ingiustamente l’intervento dell’arbitro e poi viene portato in trionfo e incensato come un eroe. La società, da ogni angolo la si guardi, sembra apprezzare così tanto i furbi che non possiamo più sorprenderci se le giovani generazioni sembrano aver perso fiducia e interesse verso le regole. In un contesto nel quale l’immediato interesse personale sembra avere il diritto di precedenza su qualsiasi altra cosa, diviene difficile restituire credibilità al sacrificio che ogni regola comporta e ai limiti che pone. E molta responsabilità hanno quel genitore o quel maestro così indulgenti verso se stessi da non essere più un esempio di obbedienza ai principi, prima annunciati e poi disattesi nel quotidiano. I bambini ci guardano. Non possiamo indicare la strada sbagliata.
p.s.
In copertina Masha e Orso, serie animata realizzata in grafica 3D dallo studio russo di animazione Animaccord e liberamente ispirata a personaggi del folklore russo.
“i bambini ci guardano” e a volte neanche ci rendiamo conto di quanto attentamente ci guardano…
Come al solito sono in pieno accordo con quanto suggerisci, maestro Flavio. Aggiungo due piccole riflessioni.
Secondo me i bambini amano da morire le trasgressioni, è quindi accattivante per loro farli derogare dalla regola. In modo consapevole, condiviso con l’adulto, sapendo che poi si ritorna obbligatoriamente al regime. E’ divertente per loro e si da l’immagine di un mondo mobile che può e deve convivere con quello rigidamente etico.
Proprio perchè i bambini ci guardano attentamente capiscono benissimo quando la regola è per il loro bene o quando lo è per quello del genitore. Scagli la prima pietra quella madre che il sabato sera impone di andare a dormire presto perchè vuole libera la serata, o quell’insegnante che fa fare un compito in classe inutile per avere due ore di pace. Comportamenti umani, per carità, ma cerchiamo di ridurli al minimo, per non perdere di credibilità 🙂
nonnalaura, potrei dire che nel concetto di trasgressione occasionale è insita la consapevolezza dell’ineluttabilità della regola. Ma ti confesso che le regole a cui penso io non vorrei mai che i bambini le trasgredissero. Accogliere il diverso da te non è come lavarsi i denti, accettare l’opinione e le preferenze di chi non la pensa come te (tranne alcuni casi limite) non è come mangiare seduti a tavola o assaggiare una pietanza prima di dire che non ti piace…..
lo so Flavio ma accogliere il diverso, il rispetto per le opinioni e tanto altro non possono essere imposte come regole. Non puoi imporre l’apertura di una mente, quello è un lavoro senza regole, fatto con tanto esempio, come hai già detto, avvicinando e ascoltando gli uomini e condannando senza pietà razzisti, violenti ecc.ecc. Pensavo che il tuo discorso fosse più contenuto all’educazione del bambino, se vuoi parlare anche della cultura, dell’uguaglianza, della pietas, della giustizia, della tolleranza allora devi scrivere la terza parte! 😉
Se un giorno tu “potrebbi” rinascere donna, io ti “sposassi” pure ieri… 😉
The good School? he he he http://www.orizzontescuola.it/lascuoladipav
Vaya con Dios, melena larga
Un padre disse al proprio figlio: “Attento a dove metti i piedi”
Il figlio gli rispose: “Attento a dove li metti tu! Ricorda che io seguo i tuoi passi”
Benvenuto a bordo sim1! Parole sante.
grazie capitano mcmurphy! la traversata non sarà facile, le previsioni per ora danno brutto, ma se resistiamo e cazziamo nel modo giusto arriveremo a destinazione.
in culo alla balena!
Alzo il calice sim1, che il mare sia indulgente e il vento favorevole. E brindo. Resteremo in piedi, anche in mezzo alla tempesta.
alzo il calice con te mcmurphy… alla fine e in piedi approderemo nella terra del giusto.
L’ha ribloggato su kenzokymura.