Il sistema parlamentare ha partorito il terzo governo consecutivo senza dover ricorrere alla diretta decisione dei cittadini. Il fondamentalismo di una sinistra che sinistra non è più da tanto tempo, ma entità centripeta boriosa e farisea, è artefice di un’altra risurrezione. L’ennesima. Però finalmente un Presidente del Consiglio, nel suo discorso inaugurale alle Camere, parla di scuola. Inserisce la scuola nei suoi proclami e ne sottolinea l’aspetto fondante.
Forse ci siamo, ho pensato io, diviso a metà tra la sorpresa e l’illusione. Giusto il tempo di un clic. Poi il ruggito della montagna partorisce il classico topolino. Tutto lo sforzo riformatore e tutte le buone intenzioni riguarderanno l’edilizia scolastica. Come dire che ci si preoccuperà di curare la scatola, non ciò che essa contiene.
Si provvederà a sistemare infissi, nuove pavimentazioni, scale anti-incendio, cortili e arredi. Non ci si occuperà dei programmi, delle materie che scompaiono dagli ordinamenti, della follia dell’Invalsi, della necessità di trovare criteri per restituire autorevolezza e dignità alla professione docente, di svegliare i dormienti e stimolare un’offerta formativa che sia davvero sorgente di partecipazione e matrice di libertà.
Continueremo a vivere il collasso del sistema scolastico. Però in edifici più moderni e imbiancati di fresco. Questo è il succo. Ma nonostante il suo gusto amaro, smarrisco i confini dei miei tristi pensieri e mi perdo dietro la bellezza della Rosacea piantata davanti la scuola. Fiorisce ancora. Fiorisce nonostante i discorsi alle Camere, i tradimenti e le nuove fregature.
La cosa che mi fa più paura è proprio aver sentito parlare di scuola nel discorso di presentazione.Sperato e inaspettato allo stesso tempo. Paura che ritorni l’illusione, paura di aprire la porta a qualcuno che poi si riveli essere il ladro che devasterà la mia casa, indifferente alle emozioni che la abitano e la rendono viva. La paura più grande è quella blocca la speranza sul nascere e ti lascia il gusto amaro di sentirti ancora una volta tradita. Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora? Che cos’è che ci spinge avanti, la speranza o la rassegnazione?
cosa ci spinge ogni giorno a entrare in classe? Probabilmente la stessa forza misteriosa che animava gli asserragliati a Fort Alamo. Il fascino estetico di una sconfitta legata alla straordinaria bellezza di un’idea e alla sua inerzia.
la risposta è semplice: un muro che crolla crea denunce e condanne, mentre programmi, invalsi, competenze, carenze, ingiustizie non possono inchiodare nessuno. E chissenefrega dei bambini, no?