Una nuova ammonizione

comunicazione-14-gennaio-2014Ecco che mi arriva un altro richiamo da parte della Dirigente scolastica. Chissà perché, ma ogni volta che succede è come se ricevessi la conferma di essere ancora sulla strada giusta. Una considerazione perfino banale, se da una parte c’è un funzionario che ubbidisce agli ordini di svilire la scuola e dall’altra un maestro che fa il suo lavoro. Un lavoro che poi, essenzialmente, si riduce nel cercare di proteggere i bambini.

Dividere i bambini di una classe, sparpagliandoli nelle altre classi quando manca la loro maestra, sta diventando purtroppo una regola. Alla faccia della didattica, della cura verso i bambini, di ogni principio educativo. Si risparmiano i soldi per i supplenti. Questo basta e avanza.

Così mi sono opposto e a chi mi chiedeva di prendere i bambini provenienti da un’altra classe ho detto di no. Puntuale mi arriva la rampogna della Dirigente. Ho replicato con questa lettera.  Botta e risposta sono adesso incollate fuori la porta della mia classe.

Alla Dirigente dell’Istituto Comprensivo
Largo Oriani 1, 00152 Roma
Carmelina Impera

La comunicazione ricevuta il 14 gennaio in merito al mio rifiuto di prestarmi al gioco di sbriciolare un gruppo classe, dividendo i bambini nelle altre aule, parla chiaro. Ma è espressione di una politica scolastica che non posso condividere, per quel suo vizio di guardare colpevolmente il dito e disinteressarsi della luna.

La comunicazione tira in ballo una mia presunta mancanza di collaborazione e comprensione. Bene. Non starò qui a perdere tempo nel tentativo di confutare una tale affermazione e a fare esercizio di bei pensieri sulla mia idea di scuola e sul reale significato del termine collaborazione.

Ottempererò dunque alla richiesta, fatte salve alcune dovute precisazioni.

1) Il personale docente ha l’obbligo di vigilare sugli alunni a lui affidati. La normativa però fa espresso riferimento ai bambini della classe che gli è stata assegnata. Solo in questo caso infatti si è a conoscenza di tutte le importanti informazioni che riguardano i bambini (come gravi allergie o altre peculiari fragilità) e si è raggiunta la necessaria familiarità con le persone incaricate di ritirarli da scuola.

È evidente tuttavia che accogliendo bambini di altre classi nella sua aula il maestro ne divenga responsabile. Tale responsabilità però pesa innanzi tutto sul Dirigente scolastico che ha intimato la spartizione, spendendo un ordine di servizio affinché anche un maestro recalcitrante si allinei al malcostume dominante. Con l’accoglimento della domanda di iscrizione e la conseguente ammissione di un bambino nella scuola si instaura un vincolo negoziale. A carico dell’Istituto (nella figura prioritaria del suo Dirigente) c’è l’obbligazione a vigilare sulla sicurezza del bambino per tutto il periodo in cui questi fruisce della prestazione scolastica.

2) La normativa che regola la sicurezza nelle scuole sembra indicare come limite invalicabile la presenza in classe di 26 unità (25 alunni più un docente). La mia classe è composta da 23 bambini, ma due di loro hanno problemi relativi alla deambulazione e una pertinente certificazione medica. Questo ci pone in una situazione diversa, e non solo perché talvolta in classe è presente la figura di un adulto in più (l’insegnante di sostegno o l’Aec).

Mi piace ricordare il decreto del Presidente della Repubblica (DPR 81/09 – articolo 5, comma 2) secondo il quale tutte le prime classi frequentate da alunni con disabilità non dovrebbero superare il numero di 20 alunni. È altresì previsto che tale numero eccezionalmente possa crescere del 10%. Ciò significa che al massimo le prime classi con alunni con disabilità non dovrebbero mai superare il numero di 22 alunni.

3) Mi si dice che la divisione delle classi avviene soltanto come ultima ratio, per risolvere situazioni di emergenza. Si può davvero parlare di emergenza quando si tratta di una circostanza così frequente? Ne dubito.
Tanto per fare un esempio la mia assenza di tre giorni (per il corso di Primo Soccorso che ho frequentato presso la sede della Croce Rossa Italiana) è stata comunicata e protocollata dalla scuola con un mese di anticipo. Arrivato il momento i bambini della mia classe però sono stati divisi. Si trattava di un’emergenza? Direi proprio di no.

Dove sono i supplenti? Apprendo con stupore che non esistono più. Il mondo del lavoro è in crisi, eppure la scuola sarebbe un’isola felice dove ogni precario trova occupazione. Evviva. Nonostante le indicazioni che arrivano dal Miur permettano di attingere anche alle graduatorie di altre scuole, il supplente ha fatto la fine dei dinosauri. Non sarà magari che dividere una classe è una condotta tanto in voga perché comoda, rapida e oltremodo economica?

A voler risolvere a costo zero la vicenda, perché allora non utilizzare al meglio la risorsa delle ore che i docenti mettono a disposizione? L’organizzazione di tale risorsa, così com’è, appare piuttosto irragionevole. In alcune ore si concentra la disponibilità contemporanea di molti docenti, molte altre ore sono invece lasciate sguarnite.

L’insensatezza rischia di essere del resto un carattere sempre più distintivo nella scuola. La verità è che continuiamo a nasconderci. E abbiamo smesso di lottare per una scuola migliore. Una scuola migliore sarebbe possibile? Io credo di sì.

Roma,17 gennaio 2014
Flavio Maracchia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Informazioni su RP McMurphy

Chito e RP McMurphy vivono a Roma, ma qualcuno giura di averli visti più volte dalle parti di Maracaibo. Hanno un amore dichiarato verso tutti i sud del mondo e un’istintiva simpatia per chi vive ai margini.
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4 risposte a Una nuova ammonizione

  1. Alberto ha detto:

    e quando si accorgeranno che si potrà risparmiare ancora, tagliando sulle spese di manutenzione, intimeranno la comprensione e la collaborazione costringendo i maestri a riparare gli infissi e gli avvolgibili delle serrande?

  2. andreana ha detto:

    Certo che sei sulla strada giusta! E mi raccomando, fa in modo che i tuoi passi lascino impronte visibili, a lungo, affinchè chi segue non possa smarrirsi.

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