Fatto salvo il diritto che ciascuno ha di andare alle feste che gli pare, di accettare o no gli inviti e frequentare i luoghi che preferisce, a me l’ultima uscita pubblica di Gabo mette una grande tristezza.
Vederlo in foto, immortalato mentre taglia il nastro inaugurale di un bowling all’interno di un esclusivo centro commerciale di Città del Messico, mi fa male. Uguale sarebbe stato vedere Van Morrison seduto al box Ferrari durante l’ultimo gran premio, o Chomsky trasformarsi in sponsor per McDonald.
Il mercato si è presa la sua rivincita. Per ottenerla ha dovuto aspettare che Gabriel García Márquez avesse 86 anni. Magra consolazione, perché con quel colpo di forbici oltre al nastro sono volati via anche i colori di Macondo, la poesia e il tocco magico della sua scrittura.
Chissà se prima di morire G.M. si è pentito di quel taglio di nastro.O (forse) si era reso conto che Macondo non era più diviso dal resto del mondo.
Sarei piuttosto pessimista sulle sorti di Macondo, cara Andreana. Però mi piace pensare che quel giorno a tagliare il nastro non fosse il Gabo che tante volte ho apprezzato. L’Alzheimer non fa prigionieri.
Sì è meglio pensarla così, continuando ad amare le bellissime storie che ci ha raccontato. Il resto è solo tristezza dei nostri giorni.