È il 20 giugno 2016. La polizia spara sugli insegnanti e sugli studenti che stanno manifestando da giorni contro la riforma dell’istruzione voluta dal presidente Enrique Peña Nieto. L’ordine è stato chiaro. Sparare per uccidere. In tutto il Messico la popolazione è scesa in strada a fianco di studenti e insegnanti. La protesta organizzata dal CNTE (Coordinamento nazionale dei lavoratori dell’educazione) va avanti da giorni. Il Governo rifiuta ogni dialogo.
A Nochixtlán la polizia federale carica i dimostranti con una violenza inaudita. Nell’operazione si avvale dell’intervento di elicotteri, mentre cecchini in borghese sparano dalle terrazze di alcuni hotel. Il bilancio ufficiale racconta di 12 morti, 32 desaparecidos e centinaia di feriti. Le forze di polizia occupano perfino l’ospedale civile e impediscono le cure ai feriti, che sono costretti a trovare assistenza nei locali di una parrocchia e a ricevere soccorso da medici volontari.
Nonostante la dura repressione, il movimento che si batte in difesa della Scuola Pubblica non si è mai fermato. Qui da noi però il Messico continua a essere solo spiagge dello Yucatan e rovine maya di Chichén Itzá. Le lotte degli insegnanti messicani non arrivano. Metti che poi venisse un po’ di coraggio anche a noi.