Mancano cinque giorni alla fine della scuola. Le porte della prima elementare stanno per chiudersi. È stato un anno ricco e impegnativo, come sanno esserlo solo le ripartenze. I bambini chiedono la mia attenzione. S ha preso una figurina dal banco di un compagno accartocciandogliela senza un apparente motivo. La reazione del maestro però non è quella che la classe si aspetta. Questa volta no.
Questa volta la sorpresa davanti al misfatto gli fa nascere un sorriso inatteso e liberatorio. S è una bambina sempre responsabile e inappuntabile. Fin troppo. Molto più adulta di quanto sia lecito attendersi da una bambina di sei anni. In tutto l’anno non c’è mai stata occasione di richiamarla.
Allora adesso il maestro è perfino contento. È felice che S abbia rivendicato finalmente il suo diritto a essere quello che è, semplicemente una bambina. E a fare una monelleria, com’è normale che facciano tutti i bambini del mondo.
Meno male, dice il maestro. Oggi dobbiamo proprio festeggiare. S ha la testa china e sembra guardare il pavimento, poi le spunta piano piano un sorriso che cancella gradualmente l’espressione contrita di chi crede di aver deluso il maestro e sta per meritarsi un rimprovero. Ci vuole un regalo. Il maestro prende uno dei suoi braccialetti e lo mette al polso della bambina. Come un ringraziamento.
Mancano cinque giorni alla fine della scuola. Appena in tempo.
p.s.
L’immagine in copertina è Lunghicapelli, illustrazione di Benjamin Lacombe
Bella l’immagine di S che cambia espressione perchè ha capito che il maestro ha centrato il suo messaggio. E bella l’attenzione dell’adulto verso tutti gli aspetti delle persone che ha davanti. Grazie
L’attenzione di cui parli, Maupau, è essenza del lavoro di un maestro. Non dovresti ringraziarmi.
Empatia. Capacità di osservare e osservando sentire. Capacità di stare in ascolto. E di andare oltre. Grazie…
Tutto ciò non è bello. È doveroso. Quindi grazie
Doveroso e raro.
Ci sono situazioni tipiche della relazione con i bambini, fra i bambini, che rendono la scuola un luogo ancora magico. Per magia intendo l’atteso imprevisto, ciò che la nostra parte razionale non si aspetta che accada. Ciò che dunque è fuori misura, ciò che non può stare nel computo di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. A cui va dedicata un’accoglienza stupita.
È proprio così big chief
Così percepisco meglio il suo pensiero. E grazie per questa bella (;) riflessione. Ma in ogni caso il mio intervento era solo un atto di gratitudine. La rabbia, che evidentemente è emersa, era rivolta a chi della scuola fa un luogo che marca, definisce ed esclude. E se c’è rabbia é perché sono coinvolta
No Ubudafnr, io non avevo percepito rabbia. Tristezza. Tristezza che certi aspetti che la scuola dovrebbe curare vengano trascurati. Tanto da far apparire un gesto semplice come il mio molto più straordinario di quello che è