Edwin Chota è nato e cresciuto nella foresta pluviale dell’Alto Tamaya e appartiene alla tribù indigena degli ashàninkas, presenti con piccole comunità al confine tra Perù e Brasile. Fa l’avvocato e inizia una coraggiosa lotta contro il disboscamento illegale della Foresta Amazzonica, divenendo presto un attivista noto in tutto il Perù. Abbandonato dalle istituzioni, verrà ucciso con Jorge Rìos Perez, Leoncio Quinticima Mendez e Francisco Pinedo. È il primo settembre 2014.
È questo il prezzo che si paga in Perù per essere rimasti uomini e aver lottato contro il disboscamento operato da quelle multinazionali che perpetrano i loro danni ambientali in accordo con i poteri politici. Un prezzo su cui pesano anche le responsabilità dei paesi che importano legname illegale. Tra questi, almeno fino a ieri, anche l’Italia. Oggi chissà….
Sacrificare la vita per un’ idea giusta non può avere paragoni, però oggi nel calendario degli eroi ci metterei il Popolo Catalano. Stamattina mentre guardavo alla tv le immagini della protesta, la marea umana variegata che gridava “Voteremo”, senza armi, senza violenza, con le braccia in alto, con i fiori in mano, sono stata inondata da un’ emozione così forte che mi son venute le lacrime agli occhi. Mi sono sentita catalana, avrei voluto essere catalana ed essere partecipe di un momento così grande, così condiviso e così pacifico. Oggi il mio cuore e il mio pensiero sono catalani. Anche rimanendo qui. Dove i sentimenti e gli ideali di democrazia continuano a dormire un lungo sonno ipnotico.