Il giudice ha detto

giudiceIl primo grado è archiviato. Com’era facile prevedere il giudice non ha dato ragione al maestro obiettore, anzi, si è messo in fila tra coloro che lo bacchettano e lo richiamano all’ordine. A voler essere precisi bisognerebbe dire che il giudice arzigogola un po’ la sua sentenza, si contraddice perfino, tanto che in un paio di passaggi sembra di sentire lo stridore inconfondibile di chi scivola sulla superficie di uno specchio.

Il maestro non ha voluto somministrare l’Invalsi? Ha sbagliato. Questo è il succo. Avrebbe potuto trovare chissà quanti altri modi per vanificare il test senza puntare dritto verso i mulini a vento. Che diavolo! Avrebbe dovuto essere più astuto, magari suggerire le risposte, invece no. Lui che fa? Si mette di traverso sui binari dell’Invalsi maledicendo pubblicamente la follia valutativa di un sistema zeppo di crocette! Ma se l’è scordato che siamo in Italia? Non vuoi fare una cosa? Nessun problema, siamo o non siamo il paese degli espedienti e delle scappatoie?

Il giudice ha detto questo, più o meno. Non solo. Premesso che in materia non sussiste alcun riconoscimento legislativo si è pure stupito che un maestro abbia tirato in ballo parole tanto altisonanti come obiezione di coscienza. Che c’entra la coscienza. Qui si parla di scuola. Di pedagogia, formazione, educazione e crescita delle nuove generazioni. Che c’entra la coscienza, ha detto il giudice.

Il giudice ha detto la sua. Però intanto a Bologna un altro maestro, Gianluca Gabrielli, sentita la mia storia, pure lui si è messo a fare l’obiettore. Così quest’anno, a stare sdraiati di traverso sui binari dell’Invalsi siamo in due (io naturalmente ho fatto il bis).

Al maestro Gianluca vorrei dire grazie, anzi mi piacerebbe abbracciarlo forte e stappare con lui una bottiglia. In due si sta ancora belli larghi, ma è già molto meglio che essere da soli. Che poi se ci pensi mettersi a seguire uno armato di matite mentre sfida avversari equipaggiati di bazzoka e arroganza non è mica un gesto coraggioso. È un gesto poetico, ecco cos’è.

Il giudice ha detto nisba. Alla sua ottusità però rispondo con la mia. Proseguirò in appello. Vado avanti, che Ronzinante tanto ha ancora birra nelle gambe e mica si mette paura. Il giudice dica pure quello che gli pare, arzigogoli e cianfrugli un verdetto che sia gradito ai signori grigi dei palazzi grigi. Faccia lo stoccafisso irreprensibile dietro la sua scrivania. A me viene in mente che l’uomo che non sa ballare finisce inevitabilmente per dire che è l’orchestra a non saper suonare.

Informazioni su RP McMurphy

Chito e RP McMurphy vivono a Roma, ma qualcuno giura di averli visti più volte dalle parti di Maracaibo. Hanno un amore dichiarato verso tutti i sud del mondo e un’istintiva simpatia per chi vive ai margini.
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13 risposte a Il giudice ha detto

  1. nonnalaura ha detto:

    il sogno della mia vita è stato quello di insegnare alle elementari, ma non mi è stato possibile perchè ai miei tempi non avevo i titoli giusti. Mi dispiace ancora di più oggi, perchè vicino a te, vicino a Gianluca Gabrielli, ci sarebbe stata Laura Tosi, ci puoi giurare maestro Flavio!

  2. virginialess ha detto:

    Conosco la vicenda… Non intendo farmi paladina dell’Invalsi (usato, se ben ricordo, in più di 60 Stati): si possono senz’altro mettere a punto modelli migliori di valutazione. Però, insisto, valutare bisogna.
    Gli studenti hanno il diritto di acquisire conoscenze di base omogenee (l’aritmetica , tanto per dire, che bisogna conoscere nella regione X dev’essere la stessa che nella Y) e anche di sapere a quale livello le padroneggiano. Per un’indagine di questo genere, piaccia o no, si usano dei test.
    Va da sé che nessun insegnante o consiglio di classe deciderà sul risultato globale di uno studente in base alle (sole) crocette.
    All’Invalsi, insomma, occorre opporre alternative valide. Anche allo scopo di contestare un giudizio di questo genere (da Wikipedia)
    “Il sociologo Luca Ricolfi, (…) ha valutato le percentuali di irregolarità nella somministrazione in base a quelle che definisce come diverse aree geopolitiche, ravvisando differenze che si ripercuotono pesantemente sulla genuinità e la comparabilità dei risultati: nell’effettuazione delle prove, l’intromissione di docenti “compiacenti” nei confronti degli allievi raggiungerebbe percentuali più alte nelle scuole dell’Italia centro-meridionale (20%, con una punta di quasi il 30% in Calabria, Sicilia e Campania”[5]) rispetto alle aree settentrionali del paese (tra il 2 e il 5%)[5]. L’alterazione indotta sul test da simili comportamenti vanificherebbe quindi la possibilità di utilizzarne i risultati in un’ottica comparativa[5]. Lo stesso Ricolfi ha suggerito che, prendendo spunto da quanto succede in altri paesi europei, i test siano gestiti e somministrati da personale dell’Invalsi, che dovrebbe dotarsi allo scopo di una “rete nazionale di rilevatori professionisti”, un’opzione i cui costi sono definiti non faraonici dal proponente.”

  3. RP McMurphy ha detto:

    cara virginialess, ci sono tanti modi per acquisire (e di conseguenza verificare) conoscenze di base omogenee. La Finlandia, che in questo momento nel mondo è la nazione all’avanguardia nella politica dell’Istruzione e nell’organizzazione del sistema scolastico, non utilizza test di nessun tipo (nella scuola primaria ha perfino abolito i voti). Però gli studenti che escono dal sistema scolastico finlandese sono considerati i migliori e i più preparati del mondo.

  4. andreana ha detto:

    Altro che se c’entra la coscienza! Nel lavoro che svolgo c’entra ogni giorno, a volte anche la notte, quando i problemi dei bambini tolgono il sonno. E per poterli risolvere non esistono crocette. Perchè non si tengono conto delle variabili sociali, economiche e geografiche in cui si opera? Tutti dovrebbero avere le stesse opportunità. Ma non è così. Né a nord, né a sud. Tantomeno nelle isole e non solo perchè c’è il mare di mezzo. Mancano le competenze omogenee? Forse. Di sicuro manca lo Stato, latitante da troppo tempo. Caro Flavio, oltre al posto per nonnalaura, conservane al tuo fianco uno anche per me. Un abbraccio d’oltremare.

  5. RP McMurphy ha detto:

    Ma tu ci stai già! Il libeccio ci ha fatto incontrare mentre andavamo per mare e tutti e due piegavamo le vele controvento…

  6. lezzy ha detto:

    hola pelòn
    Un’osservazione/riflessione veloce veloce su questo punto; ” Che c’entra la coscienza, ha detto il giudice.”
    Scusa Murphy, ma il “Sushi” qui è d’obbligo ( in senso di cruda verità).
    Il “giudice” , o la figura del giudice come lo vede la maggior parte della gente, non ha niente a che vedere con la giustizia, tantomeno si basa sulla giustezza: è un’amministratore del diritto “divino”… Mi spiace e mi scuso in anticipo con chi la pensa/crede diversamente, se tocco tasti sensibili, ma se si vuole la verità (quella cruda) è meglio scrollarsi di dosso le illusioni.
    *
    Inutile ribadire che appoggio totalmente il tuo spirito, e di quanti condividono ed agiscono…( sotto lo stesso libeccio che fa icontrare un sacco di gente pronti a cazzare rande e fiocchi 😛 )

  7. Pingback: Nipoti sotto test | Noi nonne

  8. RP McMurphy ha detto:

    Virginialess, ho letto quanto hai inserito. E ti ringrazio per il contributo che fornisci in termini di dialettica e confronto. La mia posizione però è assai distante. E combatterò fino all’ultima goccia di energia affinché la mia idea di scuola non venga schiacciata e offesa.

  9. tchiara ha detto:

    Caro maestro, vengo ora a conoscenza della tua storia, da genitrice appassionata di pedagogia che si oppone alle prove Invalsi. come è andata a finire con il tuo ricorso? c’è stato il secondo grado di giudizio? hai continuato a fare obiezione anche in questi ultimi anni? mi farebbe davvero piacere sapere come procede. Un abbraccio e grazie per il tuo esempio. Chiara

  10. RP McMurphy ha detto:

    ciao Chiara, a maggio il ricorso è stato aggiornato a nuova data. Quando si saprà qualcosa lo pubblicherò nel blog. Io intanto ho continuato imperterrito a fare obiezione. Due anni dopo la sanzione ricevuta mi sono rifiutato nuovamente di somministrare i test, rimandandoli vuoti al mittente. Cosa assai buffa il dirigente scolastico in questo caso non ha mosso paglia (nonostante in giurisprudenza la reiterazione di un reato sia cosa molto grave). Il prossimo anno scolastico avrò una classe quinta e quindi ci risiamo. Non farò fare i test ai miei bambini e vedremo cosa succederà. Grazie per il tuo appoggio

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