Good morning, Vietnam

good-morning-vietnamSi riparte. La scuola ricomincia e quello che ci tocca sentire o leggere in questi giorni ha il sapore dei dispacci militari, quelli studiati per tener buona la truppa da spingere nella foresta, legittimare i massacri e tranquillizare l’opinione pubblica con la solfa che Dio è con noi e la vittoria è vicina.

Io nella foresta ci sto pure. Non sarà l’umidità a darmi fastidio, ma la presa in giro. La fuffola vestita da taumaturgica verità. Quella sì, non la sopporto.

Il governo le spara grosse. La verità è che un serio intervento che punti davvero a restituire forma e dignità alla scuola (e quindi alla cittadinanza) avrebbe necessità di tempi lunghi, mentre la politica ha bisogno di strappare immediati consensi. Siamo fatti così: il dopodomani ci sembra sempre troppo lontano. Alle costruzioni solide, quelle da realizzare pezzo per pezzo con fatica, preferiamo i castelli sulla sabbia. Per quelli, si sa, basta una mattinata di sole.

Così anche questo governo si esprime per spot. A una seria riflessione sul sistema-scuola sostituisce facili slogan. Un collage di copia-e-incolla fino a formare un programma che ha l’affidabilità di un vecchio ordigno bellico inesploso in un campo di patate.

Renzi assicura che sparirà il precariato e 150 mila nuovi docenti saranno assunti in un anno. Che si dovrà puntare sulla conoscenza della lingua inglese e su una buona preparazione informatica. Che i docenti dovranno essere finalmente valutati. Evviva. Difficile essere in disaccordo. Peccato che questi assunti suonino come cembali nel deserto, jingle di una campagna pubblicitaria demagogica, prodotti da un’affannata politica in cerca di comodi applausi.

Il problema non è mai cosa, piuttosto come. È facile promettere a tutti una bella frittata. Bisognerebbe però essere sicuri che ci siano le uova e sapere come cucinarle.

Grazie a quali risorse economiche potranno fare il loro ingresso nel mondo della scuola questi 150 mila precari rimane un mistero di Fatima. In che modo ci si toglierà di dosso l’imbarazzante record di essere una delle nazioni che parlano meno l’inglese è un altro enigma. Certamente, con l’inglese, non basta aumentare le ore di insegnamento (a scapito poi di quali discipline?) se dall’altra parte della cattedra non c’è una classe docente formata secondo le nuove prospettive. Nella scuola primaria (lì dove l’insegnamento della lingua straniera sarebbe indubbiamente proficuo) la situazione è sconcertante. La politica dei tagli ha mandato via gli specialisti, cioè maestri e maestre che insegnavano solo inglese, alcune volte perfino (e giustamente) madrelingua. Spariti loro si è passata la patata bollente ai maestri curriculari. Dietro l’incentivo di punti da spendere nelle graduatorie interne alle scuole, molti maestri hanno ottenuto un’abilitazione con corsi ridicoli on line. Il risultato è che i bambini quando escono dalla quinta elementare forse hanno imparato i numeri, i colori, e hanno cantato qualche canzoncina.

Discorso diverso quello dell’informatica. Lo sa Renzi che autorevoli pedagogisti ritengono inutile e perfino dannoso questo insegnamento nella scuola primaria? Forse no. Però rivendicarne la necessità fa sentire al passo coi tempi e suscita facili approvazioni. Questo naturalmente gli basta.

La questione del merito necessiterebbe di uno studio attento e approfondito. È cosa delicata. Sono dell’idea che un sistema di valutazione sia necessario e che si debbano gratificare i migliori e stimolare tutti gli altri, ma ciò deve avvenire al termine di un lungo percorso, ben elaborato e composito. Non si può abbandonare questa sfida lasciando che ogni scuola si autovaluti, con i singoli docenti giudicati da una semplice commissione di tre colleghi, o che sia il preside a farlo, arrivando perfino a decidere quali maestri o professori tenere e quali mandare via. È sicuramente una soluzione veloce, ma fotograferà la realtà con l’attendibilità di uno spergiuro.

p.s.
È di questi ultimi giorni la notizia che il patto scuola di Renzi, presentato in slides come fosse una tesina di scuola media, contenga molti errori di grammatica. In fondo si tratta solo di un programma che indica quale direzione dovrà seguire la scuola italiana. Che sarà mai.

Informazioni su RP McMurphy

Chito e RP McMurphy vivono a Roma, ma qualcuno giura di averli visti più volte dalle parti di Maracaibo. Hanno un amore dichiarato verso tutti i sud del mondo e un’istintiva simpatia per chi vive ai margini.
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7 risposte a Good morning, Vietnam

  1. nonnalaura ha detto:

    grazie RP uno sfogo lucidissimo, passionale e razionale, proprio come avrebbe fatto Borsellino…Ah la grafologia, sempre una conferma 🙂 Posso condividere il tuo posto su fb, per le mamme, per gli insegnanti, per gli amici?

    • RP McMurphy ha detto:

      Certo che puoi nonnalaura. E grazie per il paragone che non merito…

      • lezapp ha detto:

        fufù
        sono tre volte che cancello il commento; temo di creare polemiche, quindi mi limito a salutarVi 😛 Ciauzzzzz
        P.S. ” la solfa che Dio è con noi e la vittoria è vicina.” Bellissima, Murphy
        Un giorno mi piacerebbe conoscere tutti questi Dii in giro per il pianeta…

  2. andreana ha detto:

    E mentre da un lato si assume un esercito di docenti, dall’altro si pensa bene di tenere un ufficio (quello della mia scuola) senza il Direttore Amministrativo, con una DS reggente che gestisce altre tre scuole e che, per andar bene, si farà vedere in segreteria solo una volta la settimana. Per vederla in classe passeranno mesi. E intanto il telefono squilla a tutte le ore. Vi ricordate il film di Sordi “Il medico della mutua”? Ecco, si pretende di curare le malattie della scuola via telefono. La nave è ancora una volta in completa balia delle onde, senza un capitano, con i marinai che lottano per non naufragare. La mia è da anni una scuola “a conduzione familiare”. Già questo basterebbe a farci avanzare di carriera “per merito”, per i servigi gratuiti offerti alla nazione. Good night, Italy.

  3. caterina galione ha detto:

    Primi di settembre. Vedo scorrere le notizie e leggo: “aumenti ai docenti in base al merito”. Tralasciando le riflessioni più generali sulla distruzione dei principi democratici della scuola pubblica, mi tornano in mente la riunione di dipartimento per l’assegnazione delle classi e la graduatoria interna per l’individuazione del perdente posto. Sempre io, l’ultima da tredici anni. Due anni di ssis — zero punti (sebbene abbia conseguito l’abilitazione anche tramite concorso ordinario) e tre di dottorato per un totale di 5 punti. Contro i 6 punti l’anno che nel frattempo hanno accumulato i miei colleghi. Ne deduco che in questo paese è inutile studiare. E penso: se questi fossero i criteri per individuare i docenti “meritevoli”, continuerò a guadagnare 1.450 euro per i prossimi vent’anni. Ma forse è giusto così.
    Sono una prof ” buona”. Almeno così mi definiscono, il che mi urta non poco. Sono buona perché credo nell’articolo 3 della nostra Costituzione, perché penso che insegnare sia innanzitutto stimolare il piacere nell’apprendere, suscitare interesse, condividere idee e sviluppare il pensiero critico. Perché non gli faccio imparare a memoria le dinastie della monarchia inglese o la vita degli autori. Perché non do debiti agli studenti che non hanno la fortuna di andare la fare i corsi estivi di inglese all’estero o le scuole di lingua private durante l’anno o perché non sono troppo esigente con gli studenti stranieri che già hanno parecchio da fare per imparare l’italiano e non condivido il principio “il liceo non fa per lui”. Sono buona perchè penso che il mio primo compito sia quello di offrire ai ragazzi gli strumenti per interpretare autonomamente la cultura di un altro paese e comprendere la realtà che li circonda. Ogni tanto ci riesco, ogni tanto fallisco. E rifletto sui miei errori. Si, sono buona.
    Sono una prof “di serie B”. Trasferita in un liceo di Roma da una secondaria professionale, dove si tentava di fare lezione a trenta studenti (tutti maschi per lo più pluri-ripetenti, sempre pronti ad usare la violenza come mezzo di comunicazione) e a combattere la dispersione scolastica. Farli venire a scuola era il primo obiettivo. Fargli piacere la scuola, il secondo. Pomeriggi passati a preparare lezioni sul rap, fumetti e film che potessero catturare la loro attenzione. Ma i prof del professionale non sono bravi, vuoi mettere con quelli del liceo che insegnano letteratura a ragazzi disinteressati (ma silenziosi) con uno splendido libro di testo la cui guida dell’insegnante suggerisce: “Qual è la differenza tra Robinson Crusoe e Moll Flanders? Uno è ambientato sull’isola e l’altro in città”. Si, sono una prof di serie B.
    Sono una prof “lavativa”. 18 ore di lezione in classe mi distruggono, forse perché non sto mai seduta dietro la cattedra. Chissà quanti chilometri faccio in 18 ore. Visti i libri di testo che mio malgrado sono in adozione, il pomeriggio devo selezionare testi e materiali per le lezioni del giorno successivo e, quando devo anche correggere le verifiche, faccio nottata. E poi vorrei continuare a studiare e almeno a leggere in inglese, visto che con questo stipendio non posso nemmeno permettermi un viaggio all’estero. Non ce la faccio a presentare progetti extra-curricolari. Non faccio ripetizioni perché credo nella scuola pubblica e, comunque, non mi resta molto tempo. Ho le vacanze a natale, pasqua e in estate (sempre quando costa di più). Si, sono una prof lavativa.
    Sono un’ “americanista”. Faccio letteratura di serie B. Competenze che ho acquisito nel corso di una vita e che condivido con piacere ed entusiasmo con gli studenti – e che condividerei volentieri con i colleghi, magari in cambio di qualche suggerimento in letteratura inglese. Qualcuno storce il naso quando propongo di fare Fitzgerald e Faulkner al posto di Eliot e Joyce o Toni Morrison al posto di Virginia Woolf. Un affronto al canone. Al limite questi autori minori si possono aggiungere. Vorrei adottare un libro di testo che mi semplifichi un po’ il lavoro, ma non c’è speranza. Non è in ordine cronologico, si lavora per grandi temi e ci sono troppi intrusi non /British/. Ci sono Woody Guthrie, e Toni Morrison, i Simpson e Wikipedia. Così faccio le mie scelte e mi assumo le mie responsabilità. Si, sono un’americanista.
    Intanto non ho potuto scegliere i libri per l’anno prossimo perché dovevo aspettare che gli altri si mettessero d’accordo sulle classi (il primo onore all’anzianità è dato dal numero di sezioni: non più di due, altrimenti quando ci sono i consigli di classe e gli scrutini si deve tornare a scuola per più di due pomeriggi. L’ultimo in graduatoria può averne anche quattro di sezioni, e se ha ancora i figli piccoli tanto meglio! Poi c’è chi dopo 30 anni non vuole più le prime, chi vuole liberarsi delle classi più faticose, chi vuole tenersi le migliori — anche sulla formazione delle classi ci sarebbe qualcosina da rivedere…). Il tutto in uno spettacolo pietoso a cui ogni volta assisto allibita, alla faccia della continuità e di un minimo di solidarietà che ci si aspetterebbe da chi è passato da questa sorta di nonnismo scolastico. “Ci siamo passati tutti”. Io spero solo di non diventare così.
    “Fin qui tutto bene”. Ci posso anche stare. Posso continuare a lavorare su (anzi senza) pessimi libri di testo, avere quattro sezioni, rischiare ogni anno di perdere posto ed essere considerata una docente di serie B che fa letteratura di serie B. E sono assolutamente disposta ad essere valutata, magari da una commissione di studenti interni e di esperti esterni alla scuola (preferibilmente di provenienza da università straniere). Sicuramente non dai risultati dei test Invalsi.
    Ma lo stipendio no. Anche perché, con questi presupposti, io sarei tra coloro che non vedranno mai un aumento di stipendio.

    • nonnalaura ha detto:

      grazie “Donna Milani”, a nome di tutti quelli che credono nell’autenticità, nella cultura intesa come crescita e liberazione, nella solidarietà, nella non omologazione quando questa è contro-costruttiva, nella comprensione e aiuto degli sfigati. Se credessi nell’aldilà ti direi che avrai la tua ricompensa, ma non posso farlo. Però credo nelle persone come te per il miglioramento dei nostri giovani. Di più non posso, ma lo ritengo tanto

  4. lezzy ha detto:

    😆 …Ladies and Gentlemen, welcome to Prof. Caterina Galione: l’ennesima radiografia della realtà scolastica Italiese.

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