Se l’amore per il mio lavoro, che essenzialmente è l’amore per i bambini, mi impedisce di scendere a patti con le direttive che mi giungono dall’alto, quando sono espressione di un Ministero dell’Istruzione che ha colpevolmente smarrito la rotta, non posso che manifestare tutta la mia ammirazione, per quanto valga, a un uomo come il sindaco di Berceto.
Luigi Lucchi non fa parte di nessuna cordata politica. Per fare il sindaco nel comune di Berceto, non serve. Basta il rispetto per i tuoi cittadini, che sono uomini di montagna e sanno andare al sodo. Sanno capire, per esempio, quando le parole sono soltanto arzigogoli di equilibrismi inutili e quando invece c’è sostanza. E con la sostanza, l’amore per la tua terra, la coerenza e il coraggio di chi non si spaventa a puntare il dito verso il re per gridargli che lo vede nudo.
Luigi Lucchi sta cercando di misurarsi con lo Stato, che poi sarà anche il suo diretto superiore, l’entità a cui portare comunque ossequio e rispondere sempre signorsì, ma il nostro uomo se ne infischia. Innamorato e pazzo com’è, riconosce nei cittadini di Berceto e nella sua comunità gli unici a cui dover rendere conto. Così, quando lo Stato gli chiede di mettere da parte i suoi ideali per fare soltanto il gabelliere e il passacarte, quando vorrebbe trasformarlo in una bizzarra figura, incrocio mal riuscito tra un burocrate e un amo da pesca, lui risponde NO.
Qualcosa unisce la mia obiezione di coscienza, come l’unica risposta possibile nei confronti dell’ordine ricevuto di somministrare i test Invalsi e il rifiuto di avallare un sistema che mi vuole correo delle sue nefandezze, e i No di Luigi Lucchi. Sarà la follia di partire lancia in resta contro i mulini a vento. Sarà l’amore. Sarà il dovere di tenere accesa una luce, mentre fuori è una notte buia e tempestosa.
p.s.
La copertina, ovviamente, è uscita dal genio di Charles M. Schulz.
Grazie professore. Gli incoraggiamenti fanno sentire meno soli. Luigi Lucchi