Ci sono situazioni che annunciano sventure. Circostanze che quando le avverti senti puzza di bruciato. E capisci che sono guai. Irrimediabilmente. Se ti esce del fumo bianco dalla macchina, puoi pure dire addio al motore, scendere e prendere l’autobus. Se vedi che il mare si ritrae dalla riva, indietreggiando fino a lasciare esposto il fondale, scappa. Sta arrivando uno tsunami. Nella scuola italiana una sciagura segue sempre l’espressione medie europee.
Così tutte le volte che senti parlare di medie europee stai sicuro che è in arrivo una catastrofe. A pensarci bene già il fatto che si usi il plurale dovrebbe mettere in guardia. Se la media esiste, è una sola. Se no che media è. Non si capisce. Ma tant’è. Ogni provvedimento che fa della nostra scuola un relitto alla deriva del buon senso, ogni disposizione che cancella gli antichi splendori con la semplicità di un colpo di spugna, nasconde la propria nefandezza dietro la formula infrangibile delle medie europee.
Quello che le nostre Istituzioni vanno cercando è soltanto un alibi. Così le medie europee sono tirate in ballo ogni volta che conviene. Quando, per esempio, si costringono i docenti a lavorare con classi in sovrannumero, mentre l’unico intento è quello di risparmiare sulle spese. Il calcolo è facile. Più le classi sono numerose, minore è il numero dei docenti da retribuire. Poco importa se la qualità dell’insegnamento ne risenta e le norme di sicurezza non vengano rispettate. Un’economia avara nell’istruzione non ha certamente nella qualità e nella sicurezza le sue priorità.
Ammettiamo però di avere un anello che ci pende dal naso e di credere ancora nella befana e nella assoluta sincerità delle disposizioni ministeriali. Ma dobbiamo per forza metterci a copiare quello che fanno gli altri? Questa non è proprio la situazione che cerchiamo di scongiurare nelle nostre classi, quando chiediamo di lavorare ognuno con la propria testa? Non possiamo essere migliori? Non possiamo fare le cose con maggiore sensatezza degli altri stati europei? E poi. Ci date per favore allora anche gli stipendi, le strutture, le opportunità medie europee?