Di sentir parlare di Berlusconi non ne posso più. Politici, opinionisti, comici, se accendi la televisione non senti fare altro. Nel mondo della musica esiste la figura del basso ostinato. Visto il soggetto non ci può essere metafora migliore. Vent’anni. Vent’anni di discussioni e arzigogoli pro e contro il nano nazionale. Basta. Perfino l’antiberlusconesimo non lo sopporto più.
Quello che mi sembra è che ci risiamo. Caduti nuovamente nell’italico costume di trovare un cattivo per spiegare come mai le cose non vanno, per manifestare la nostra insoddisfazione, la rabbia e la paura. Siamo italiani. A gettare la critica oltre la siepe senza guardare dove abbiamo messo i piedi, non ci batte nessuno.
Quello che mi sembra è che non abbiamo neppure tante pretese. Ciò di cui abbiamo bisogno non è un mondo migliore. Non saremmo capaci di abitarlo. Ci basta avere qualcuno che possa rappresentare insieme un alibi e uno spettro. Non siamo noi a dover cambiare. C’è un cattivo. È tutta colpa sua. Una volta c’era Andreotti. Tra vent’anni troveremo di sicuro qualcun altro.
Quello che mi sembra è che ancora una volta finiamo per confondere la causa con l’effetto. Anche in questo siamo bravi. Come se Berlusconi ci fosse piovuto dal cielo o fosse salito al trono per diritto dinastico. Ma tra un primo ministro che compra un parlamentare e un parlamentare che si vende, a me fa più ribrezzo il secondo. E tra un nano egotico che insegue solo il proprio tornaconto, tra un pazzo amorale, disonesto, spudorato, e il popolo che l’ha votato e voluto, fa molto più tristezza e paura il secondo.
p.s.
Mafalda, se ci fosse bisogno di dirlo, è uscita dalla matita di Quino.