La maestra L passa a chiedermi se parteciperò alla festa dei docenti che si terrà qualche giorno prima delle vacanze di Natale. Le dico di no. Aggiungo che mi sembra assomigli tanto a quelle feste aziendali dove la finzione la fa da padrona. Dov’era quel sentimento di comunità quando una legge idiota determinò il mio allontanamento dalla scuola e soltanto due docenti su più di cento mi chiamarono per sapere come stessi?
Dov’era quell’idea di compartecipazione mentre la scuola viveva la brutta pagina di una irragionevole discriminazione e procedeva verso ingiuste epurazioni, se tutti continuarono a guardarsi semplicemente la punta delle proprie scarpe, come se nulla fosse accaduto, o peggio, si voltarono deliberatamente a guardare altrove?
Dov’era il senso di solidarietà quando la maestra C, allontanata dalla classe ma non dall’Istituto, fu costretta a vivere per mesi negli scantinati della scuola tra i topi e l’abbandono più totale senza che nessuno manifestasse apertamente del dissenso o le esprimesse un qualche segno di umanità?
Allora grazie, ma no. Io della festa di Natale faccio volentieri a meno. Non è in un trenino che si snoda in cortile al ritmo samba di Brigitte Bardot Bardot che vorrei incontrare i colleghi del nostro Istituto Comprensivo. Piuttosto in un collegio docenti fatto in presenza, che invece, sulla spinta di una semplice convenienza personale, al diavolo ogni coerenza e concetto di scuola, la stragrande maggioranza ha dimostrato di non volere più.
p.s.
In copertina l’indimenticabile John Belushi, qui nei panni di Ernie Souchak in Chiamami aquila, di Michael Apted, 1981
Hai fatto benissimo.
Ipocriti.
Il torpore della comunità attuale è un inferno senza porte.
Grazie per le tue parole.
splendida sintesi
Ma si è poi resa conto con chi stava parlando?😁
Andrea papà del matematico completo
Quella festa non è altro che l’ora d’aria concessa in una prigione che la tua collega confonde con la scuola. Un pizzico di vergogna era troppo?
La capacità di provare vergogna necessita di una buona dose di consapevolezza