In sintesi

Abbiamo l’obbligo morale di essere responsabili delle nostre azioni e anche delle nostre parole e persino dei nostri silenzi. Dice così un personaggio in Notturno cileno di Roberto Bolaño. Ecco, ho pensato. È davvero tutto qui. Facciamo cose, diciamo cose, omettiamo cose, con la noncuranza di chi vive sempre in una specie di immunità, circondati da alibi, dentro l’illusione di vivere un videogioco e poter ricominciare tutte le volte che ci va.

Informazioni su RP McMurphy

Chito e RP McMurphy vivono a Roma, ma qualcuno giura di averli visti più volte dalle parti di Maracaibo. Hanno un amore dichiarato verso tutti i sud del mondo e un’istintiva simpatia per chi vive ai margini.
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5 risposte a In sintesi

    • RP McMurphy ha detto:

      No. Le parole non sono sante. Possono essere poetiche, consapevoli, rigorose, necessarie, bugiarde, superficiali, confuse, intenzionali, contraddittorie, dolorose. Un sacco di cose. E quelle che usiamo finiscono per raccontare quello che siamo.

  1. Laura ha detto:

    No, per me non è tutto qui, non si può ridurre tutto a obbligo morale.
    Ho letto Roberto Bolano… è un genio, uno che se ne infischia delle opinioni altrui. Il suo moralismo è molto più complesso di quanto non appare a prima vista, i suoi personaggi si fanno molte domande, si chiedono se è sempre possibile sapere quello che è bene e quello che è male.
    Le domande sono importanti… hanno a che vedere con la consapevolezza più che con l’obbligo morale. E nel nostro lavoro lo sappiamo bene: i bambini fanno tante domande e mal sopportano le cose che gli vengono imposte come un obbligo.
    Dice così un altro personaggio in 2666:
    “Bisogna sempre domandare, e bisogna sempre domandarsi il perchè delle nostre domande… Le nostre domande sono, per definizione, sospette. Ma abbiamo bisogno di farle.”

    • RP McMurphy ha detto:

      Ciao Laura a me sembra che l’obbligo morale debba seguire quella consapevolezza di cui parli tu, certamente come passo successivo, ma necessario. Viviamo imparando a parlare a vanvera, e continuiamo a farlo per tutta la vita, non riconoscendo alle parole l’importanza che invece hanno, come ponte possibile tra noi e l’altro. (analogamente per i silenzi e naturalmente le azioni)

      • Laura ha detto:

        Certo… parlare a vanvera non è  parlare senza consapevolezza? E comunque creiamo un ponte con gli altri quando parliamo e agiamo in modo consapevole.
        Quando siamo consapevoli possiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre parole. Il passo successivo dell’obbligo morale a questo punto diventa quasi una scelta, a volte necessaria.

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