In questo momento l’intero sistema dell’Istruzione, colto da un’emergenza così improvvisa, sbanda. Dietro la maschera di alcune disposizioni generali contraddittorie e lacunose, evidentemente incapaci di regolare l’irregolabile e di abbracciare insieme i diversi ordini e gradi della scuola, si finisce per abbandonare i singoli Istituti, i docenti e ogni famiglia italiana al fai dai te, all’impiego delle proprie risorse e all’esercizio di una didattica a distanza che assume colori e forme evidentemente dissimili.
In questo momento la Pubblica Istruzione evidenzia i limiti di un sistema impreparato a trovare soluzioni rapide, efficaci e condivisibili. Quello che allora fa, più o meno apertamente, è concedere a ognuno il mandato di esercitare al meglio delle proprie possibilità il dovere di una sopravvivenza necessaria ed essenziale. Non senza confusioni e grottesche contraddizioni.
Si ammette la circostanza di una promozione di massa alle classi successive. E non potrebbe essere altrimenti. L’alternativa sarebbe quella di ricominciare di nuovo l’anno scolastico, ripetendolo dall’inizio. Nulla di male, ma sarebbe messo in crisi un modello che fa della fretta e della corsa inquieta i suoi prodromi imprescindibili.
Quello a cui oggi comunque la Scuola sembra non voler abdicare è l’esercizio della valutazione. I voti devono continuare a misurare, a descrivere. Il Miur parla chiaro. Ai voti non si può rinunciare. Nella scuola primaria questa impuntatura suona ancora più bizzarra.
Io voti non ne metterò. Rispolvererò il vecchio adagio del maestro Manzi. Mi basterà la convinzione che abbiamo fatto tutti il meglio che potevamo fare. Un numero non è mai stato capace di descrivere il percorso di crescita di un bambino. Non racconta come senta di essere parte di un gruppo che fa lo stesso viaggio, non prende atto del grado di fiducia in se stessi, sorvola su fantasia, creatività, autonomia, consapevolezza. Mettere un voto sarebbe come il tentativo di un furto con effrazione. Un colpo di spugna sulla bellezza dei miei bambini. Oggi più che mai.
Ps
In copertina un murale di Miguel Ángel Belin
Bravo Maestro, è la parola giusta quella che stai spendendo in questo drammatico momento. Ho diffuso, contro il dilagare della stupidità, dell’arroganza di chi non vuole ammettere che nei confronti dei nostri bambini e dei nostri giovani abbiamo perso ogni credibilità di adulti responsabili del loro futuro.
Riprendiamocela quella credibilità Big Chief, riprendiamocela
..hola,
Dici bene, anche se coesistono percezioni differenti
Ecco come la vede uno dei mie personaggi che coabita con il sottoscritto…
Mettere un voto è un furto con effrazione, altro che !! 😎 We don’t need no education, we don’t need thought controll…
” Non racconta come senta di essere parte di un gruppo che fa lo stesso viaggio…” ; non può raccontarlo, come potrebbe ? è un furto . Veramente a pensarci bene, ultimamente è tutto un furto.
“…una didattica a distanza che assume colori e forme evidentemente dissimili.”
Senza odori, sapori, complicità, emozioni, coinvolgimento fisico, nessun’ atmosfera, niente scherzi o litigi, no ricreazione, figuriamoci il lab.di chimica, arti manuali, la palestra…
You know my friend, this great big show of live, looks like staged events, and the “educational programming” ( grazie all UNESCO ) is one of the keys issues to scrue-up future generations.
Lo so, sembra una cantilena, ma io proporrei di riprenderci prima la sovranità, e poi tutto il resto.
Ti lascio con una frase mitica di Sir Roger Daltrey ; who’nt get fooled again
Oups, dimenticato mi sono 🙄 Very interesting…
Giusto, un numero non ha mai rappresentato un bambino, né il suo percorso scolastico che è anche e soprattutto un percorso umano. La valutazione, anche se guidata dalle migliori intenzioni, ha pretese di oggettività in un campo che di oggettivo ha ben poco. Piomba addosso all’alunno come un giudizio verso la sua persona, perché l’insegnante anche senza volerlo lo inquadra nel suo sistema di valori. Molto tempo fa Maria Montessori affermava che il voto, il giudizio, anche se positivi, creano dipendenza e portano l’alunno a uniformarsi alle richieste dell’insegnante, soffocando l’interesse e la motivazione personale.
Nella DAD il quadro si complica perché non possiamo tenere conto del percorso evolutivo e cognitivo compiuto dal bambino, delle difficoltà che può avere incontrato nel gestire o anche solo nel possedere i mezzi digitali. Senza contare il lato umano: ci rendiamo conto di cosa può scatenare in un bambino o in un adolescente questa reclusione fisica, sociale, affettiva? Magari in una quotidianità che non è sempre tutta rose e fiori? E come si può credere che tutto ciò non si ripercuota sul “rendimento” scolastico? E un voto dunque cosa dovrebbe descrivere? Per favore, restiamo umani.
Caro Neeskens, purtroppo è’ tipico della nostra cultura occidentale il concetto di giudizio e ahimè’ lo si impara sin dai primi anni di vita. Già da molto piccoli ascoltiamo frasi “questo è giusto,quello è’ sbagliato” oppure “questo si fa,quello non si fa”
Successivamente proprio tra i banchi di scuola rimaniamo traumatizzati ed etichettati a dei numeri quasi per tutto il corsi degli studi.
Senza dimenticare che con il passare degli anni diventiamo proprio noi il peggior giudice di noi stessi.
Osservare cosa accade intorno senza giudicare sarebbe veramente un traguardo enorme, quasi utopico, allo stesso modo se si cominciasse ad improntare un tipo di comunicazione che sia osservante e non più giudicante.
Va dato atto che la tua battaglia e’ piuttosto romantica, da vero Oplita, ma se un albero non dona più frutti mi hanno insegnato che si dovrebbero raccogliere più forze e sradicare le radici tutti insieme piuttosto che sfrondare ,da solo ,qualche ramo.
Pertanto resta intatta la mia profonda stima per le tue battaglie, tipica del miglior centrocampista olandese di tutti i tempi!
Usque ad finem.
Chinasky, la questione non è se valutare o no, se veder nascere dentro di noi un giudizio oppure no, la questione è se poter ridurre quel pensiero a un numero. Io dico che non si può. Io dico che non si deve. In questa situazione, con una scuola sospesa nella condizione di un altrove, ancora di più.
Per fortuna mia figlia ha un carattere fortissimo, in apparenza… E fa sempre e comunque opposizione. Ma io so esattamente cosa significhi essere sempre contro e fuori. E lei ora lo vive ancora più di prima: mi arrabbio=sono inadeguata. Ma comunque non me ne frega niente di essere adeguata. A sette anni.
Bellissimo post ☺️
Passa nel mio blog se ti va
ciao Giuly, grazie. Lo farò
All’inizio tutti erano convinti di poter valutare il percorso difficilissimo che i bambini, e non solo, hanno affrontato in questo periodo. Poi molti si sono resi conto che valutare il percorso è molto più complicato che dare un voto. E allora via “a dare i numeri.” Solo i bambini potranno dirci quali emozioni stanno vivendo realmente. Conosco personalmente una bambina, della mia scuola,che ha chiesto alla madre “mamma come mi vedi in questo periodo? Mi vedi tranquilla?” Certo, tranquilla e serena. No mamma, ti sbagli, io sento dentro tanta tristezza. Rivoglio la mia scuola.
Può un numero spiegare questo? No.
Meraviglia! Il buon Manzi… A tutto quello che segue metterei davanti un non: come senta di non essere parte di un gruppo che fa lo stesso viaggio, non prende atto della sfiducia o non fiducia che ha in se stesso, non accetta e accoglie fantasia, creatività, autonomia, consapevolezza. O meglio: come mai hai tutte queste espressioni di te che nessuno ti ha chiesto di avere? Non aggiungo altro perché farei letteratura e storia e qui non m’interessa farle
Però, onestamente, come farai? Io ho fatto delle mie scelte in proposito, che non tengono in alcun conto le griglie di valutazione predisposte ad hoc dalla scuola. Faccio a modo mio e penso, spero, che i genitori capiranno. I ragazzi sono sicura che capiranno. Ma sono alle medie. Alle elementari nella tua scuola c’è un mondo veramente inquietante.
A dire la verità non so bene come. Abbiamo un collegio docenti e poi vediamo
Sono un uomo di scuola, che ebbe inizio con la prima classe sperimentale aperta in tutta Italia nell’ottobre del 1961, per opera della scuola media dell’obbligo, da cui inizia il mio percorso, e per avventura degli dei, a cui credo, il natale fu sicilia. Memore del grande Don Milani, e Montessori, trovandomi, in sicilia nel settembre di quell’anno, per una parentesi di riposo, grazie ad una estate che sembrava non finire mai, ed in virtù di un viaggio a New York, che avrei dovuto raggiungere, per accordi precedenti presi, come Design, di articoli industriali a titolo di “regalo”, la cui ditta aveva sede a Firenze. Immerso in questa isola di pace e di silenzi,di tramonti e di albe assaporate, mi giunge voce che un preside di una scuola media, del paese in cui abitavo, per parentato paterno, cerca disperatamente un prof di Disegno per coprire una cattedra vuota, non ancora occupata da titolare. Accetto senza propositi, ne entusiasmo, tutto nella vita, ma mai la scuola come professione. Morale: un mese di esperienza, mando all’aria tutto e ci rimango per 6 anni, ma il suo primo giorno fu illuminante, da cui emersi dalle macerie, orgoglioso di avere scoperto che per la scuola era nato, in quanto alle macerie fu immediato il rumore:….il Preside che mi accompagno in aula, si bloccò alla porta di entrata, chiusa, si rifiutò di entrare, mi strinse la mano, mi fece gli auguri, e fece retromarcia…….Il dopo?……..Era scritto nel cielo, che il sole di sicilia, al tempo,prive di nuvole, fece brillare la consapevolezza che ero nato uomo di scuola.Da questo piccolo aneddoto, aspetto chi ha il coraggio di parlare di scuola,di confrontarsi e di sapere, se posso avere una mano.
La mano che attendevo si è fatta muta, “Gli ospiti di Aristotele” mi sembravano essere gli interlocutori, coloro ch rispondono a chi . docente incallito- ha qualcosa da proporre o di un innovativo trovato per una didattica predisposta per i fanciulli della scuola primaria, in attesa di renderli FELICI, imparando “Disegnare” allo stesso modo con cui imparano a leggere ed a scrivere, e fare di conto. …….VOLETE CONOSCERE QUESTO “ALFABETO DEL SEGNO?”…..E RENDERLO UNIVERSALE? CONTATTATEMI: spinicchiagiovanni37@gmail.com
All’attenzione di RP McMcrphy-