Mi arriva dalla scuola la comunicazione di dover presentare la programmazione entro la data stabilita. Per programmazione in una scuola elementare si intende la pianificazione del lavoro che il maestro ha intenzione di svolgere nella sua classe. La mia è sempre stata una programmazione a posteriori. La previsione del lavoro nel mio caso non sarebbe mai stata fedele all’originale. Oggi più che mai. Allora ho scritto e consegnato queste righe.
Il sottoscritto non presenterà ora alcuna programmazione, né qualcosa che possa anche solo avvicinarsi all’idea di una programmazione. La vita di tutti è stata stravolta, ognuno di noi vive l’incertezza del domani, la scuola italiana attraversa un momento drammatico come mai era successo nella storia della Repubblica, eppure sembra non voler o poter rinunciare alla sua parte burocratica, quella che sempre di più l’ha trasformata in una fabbrica di acronimi e ha finito per svilire il significato delle parole fino all’inverosimile. È assurdo. Programmazione. Ma come si può parlare di programmazione in giorni come questi?
Come moltissimi docenti che non hanno abbandonato i propri bambini e i propri ragazzi nella solitudine e nello smarrimento, cerco risorse e strategie per restare un gruppo coeso, in crescita anche, e soprattutto, nel mezzo di questa tempesta. Immaginare che tutto possa svolgersi con le antiche modalità e credere che, in queste condizioni, si possa poter tagliare la scuola di prima per incollarla sulle piattaforme, è una follia.
Lavoro con i miei bambini, ma navighiamo a vista. Quello che sarà stato il mio lavoro di docente, ma ancora prima di educatore e formatore, lo si vedrà alla fine, quando si potrà raccontare cosa siamo riusciti a fare e quali sentieri abbiamo percorso tutti insieme.
Programmazione. Fatemi il piacere.
Flavio Maracchia
p.s.
In copertina Tom Hanks nel ruolo di Chuk Noland in Cast Away (Robert Zemeckis, 2000). In fondo anche lui aveva la sua piattaforma digitale con cui parlare, il signor Wilson.
Navighiamo a vista, cerchiamo ogni volta un modo più efficace per poter comunicare coi nostri alunni, video foto audio disegni messaggi ecc. Ma nulla riesce ad esprimere le emozioni che proviamo… è frustrante, è tutto in divenire, ancora non abbiamo metabolizzato quello che è avvenuto. Ma come si fa ad elogiare la scuola digitale? È un’aberrazione. Eppure dobbiamo adempiere ai doveri formali che nulla dicono sulla realtà delle cose. Ci diamo una parvenza di modernità digitale per chi ci crede o ci vuole credere. Perché nonostante tutto, the show must go on.
Laura, ti chiedi come si faccia a elogiare la scuola digitale. Me lo chiedo anche io. Passino i genitori che poco o nulla sanno di didattica e che magari vedono la scuola digitale come un’occasione per spezzare la noia dei figli e tenerli lontani dai videogiochi, ma i docenti? Come fa un docente a elogiare la scuola digitale? Boh
Sei saggio caro Flavio, si chiama resistenza alla virulenza come effetto collaterale.
Grazie Big Chief, detto da te vale doppio
Caro Flavio,
sai, c’è chi pretendeva che il quaderno di italiano avesse la foderina blu, quello di matematica gialla, quello di scienze verde, e così via.
Uno sconvolgimento come questo che stiamo vivendo ha eliminato certezze inutili creando delle incertezze altrettanto inutili.
Scardinando schemi imposti e soprattutto basati sul nulla.
Tutto questo aspettando la Pasqua.
La Pasqua???
Un abbraccio
Andrea papà di Adriano
un abbraccio a te Andrea, e a tutto il resto della banda
Navighiamo a vista. Come ha già scritto la splendida De Gregorio