Ho raccolto un sasso a Marrakech. L’ho raccolto proprio perché era un sasso normale. In effetti un sasso così avrei potuto trovarlo facilmente anche a Roma, magari sul marciapiede davanti casa. Però mi trovavo lontano tremila chilometri, in un altro continente. E quando l’ho raccolto ho pensato subito alla riflessione che avrei potuto fare con i bambini una volta tornato in classe. Una specie di invito alla meditazione.
Così ieri, dopo le normali chiacchiere per raccontarci come fossero trascorse le vacanze di Natale, ho detto ai bambini che avevo portato qualcosa che bisognava osservare bene. Ho fatto spazio sulla cattedra e ho tirato fuori dalla borsa quattro sassi del tutto simili tra loro. Uno era proprio quello che veniva dal Marocco. Gli altri li ho presi in altri angoli di mondo.
Ci sono pietre che portano i segni riconoscibili del luogo a cui sono appartenute ho detto ai bambini. Ne avete raccolte tante in questi anni durante i vostri viaggi. Ma queste no. Vengono da quattro luoghi lontanissimi tra loro, eppure si somigliano. Sembrerebbe che non abbiano nulla di speciale. Invece una cosa ce la dicono.
Ci dicono che in fondo la terra è una casa sola. Possiamo anche prendere l’aereo, visitare luoghi esotici dove si parlano lingue diverse dalla nostra, dove si mangiano cose che non conosciamo e ci si veste con abiti che ci appaiono strani, ma restiamo comunque nella stessa casa. Le stanze possono essere diverse, proprio come nei nostri appartamenti, ma fanno sempre parte della stessa abitazione.
Se l’uomo capisse questo, se lo sentisse davvero, probabilmente il mondo sarebbe un luogo migliore. Nessuno si sognerebbe mai di bombardare la cucina dal salotto.
ora capisco l’immagine del tuo blog! Io mi sento quel sassetto verticale, al centro della foto, sorretto miracolosamente da tutti gli altri 🙂