I bambini sono sdraiati per terra, ognuno sul suo tappetino da yoga. Dallo stereo escono i suoni del bosco e le dolci note che fanno da sottofondo alle nostre meditazioni. Oggi camminiamo in un meraviglioso giardino dopo che c’è stata la pioggia. Con noi c’è anche M, il bambino nonvedente della classe accanto. La maestra supplente ha accettato di buon grado che M venisse in palestra con noi.

Generalmente le visite di M nella mia classe generano un po’ di divertente scompiglio. M è un bambino vivace e chiacchierone. Da noi viene spesso. Questa volta però sono un po’ preoccupato. Ho paura che la sua presenza possa vanificare il nostro esercizio di meditazione. Abbiamo bisogno di silenzio. E di concentrazione.

Ho spiegato a M cosa facciamo nella nostra ora di palestra, chiedendogli se volesse provare anche lui e adesso se ne sta lì, sdraiato come gli altri. Come gli altri ha gli occhi chiusi, anche se i suoi restano aperti.

Lentamente le pareti della palestra spariscono, spariscono i banchi che abbiamo lasciato in classe, i quaderni, tutto il resto. Il suono del bosco ci porta lontano e ogni bambino sta camminando nel suo giardino. Poi il silenzio di quell’atmosfera magica è interrotto dalla voce di M.

Che bello maestro Flavio…

Lo guardo mentre se ne sta disteso sul tappetino. E mi viene da piangere.