Il silenzio-assenso di un collegio docenti fa spavento. Soprattutto oggi, che una qualche forma di resistenza bisognerebbe pur tentarla, in opposizione alle politiche scellerate che distruggono la scuola e snaturano la sua inclinazione pubblica, libera, creativa. Il silenzio-assenso riempie quella stanza destinata al confronto, alla discussione, perfino ai diverbi, e la satura di nulla.
Si tratta di un silenzio soffocante e disgustoso. Il fatto è che mentre noi rinunciamo con troppa facilità all’obiezione, in Messico i nostri colleghi continuano a rifiutare con fermezza la riforma educativa proposta dal Presidente Peña Nieto. E in Messico ci vuole coraggio. Perché, se la riforma nei contenuti è molto (ma molto) simile alla buona scuola di Renzi, diversa è certamente la risposta del Governo alle critiche e alle proteste. Lì il governo spara, non va mica troppo per il sottile.
Nonostante il massacro di Nochixtlán del 19 giugno scorso (quando la polizia ha ricevuto l’ordine di sparare per uccidere i maestri e le maestre barricati da giorni in strada), nonostante gli arresti, le sparizioni e le torture subite dai dissidenti riuniti nel Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione, la protesta dei maestri messicani non si è fermata.
In Messico l’anno scolastico è iniziato il 22 agosto, ma lo sciopero degli insegnanti ha bloccato l’apertura di moltissime scuole del paese.
Così, mentre noi finiremo per portarci addosso la responsabilità di ciò che sarà la scuola italiana del futuro, dall’altra parte dell’oceano ci viene offerta una lezione di coraggio e dignità. Due parole che purtroppo abbiamo tolto dalla nostra cassetta degli attrezzi. Noi stiamo in silenzio. Teniamo famiglia.
P.S.
In copertina alcuni familiari degli studenti della scuola normale di Ayotzinapa a Iguala, sequestrati e fatti sparire dalle autorità messicane.
Agghiacciante.
Ciao polepole, ti riferisci alle violente repressioni messe in atto dal Governo messicano (nell’indifferenza della comunità internazionale) o all’immobilismo, l’ignavia e la mancanza di coesione della nostra classe docente?
Ciao McMurphy, purtroppo mi riferisco a tutto quanto. È davvero agghiacciante. Grazie per averlo denunciato e fatto presente, certe notizie è difficile tirarle fuori dalle fonti che dovrebbero aggiornarci davvero… (oppure sono io che mi sono persa un bel po’ di cose).
Lì il governo spara, qui invece… “non mi viene la parola”
L’anno scolastico si è aperto, come da rituale. Ormai di questo si tratta, un rituale che il ministro di culto (il dirigente ) e i fedeli (i docenti) in stato di raccoglimento celebrano per dar corso al nulla rivestito di efficienza. Lo riferiscono coloro che soffrono fra i banchi, una minoranza spesso troppo silenziosa, in attesa di vedere la vita vera: i bambini, i ragazzi.
In Messico è in atto da anni la strategia del terrore al servizio del neoliberismo ( numeri spaventosi di morti e sequestrati: Federico Mastrogiovanni, “Ni vivos, ni muertos” Ed Grijalbo, México DF, 2014). Come segnali tu, malgrado tutto, si continua a lottare, a provare a dire “No”.
Da noi, chissà se almeno il No alla de-forma costituzionale verrà barrato sulla scheda elettorale.
A scuola, forse basterebbe dire semplicemente: “Preferirei di no”,ad incarichi, premi, spiccioli, sostituzioni illegittime, delibere-farsa, ecc.
Domenica sarà l’11 settembre: non solo le Torri, ma Allende, una lezione da non dimenticare. Il Cile è stato il primo esperimento a tutto campo, a partire dalla distruzione della scuola. Buon inizio!
Dal 2013 a oggi, in Messico, si contano 27.000 desaparecidos
Dal 1998 i casi di femminicidio sono stati 40.000 (sei donne al giorno!)
La polizia spara sui docenti in rivolta, sequestra e tortura (anche studenti)
Le popolazioni indigene degli stati del sud sono costrette alla fame
Nessuna riprovazione internazionale. Non si può. Dopotutto il Messico è uno stato cattolico, neoliberale, satellite degli USA. Per noi continua a essere soltanto la terra dei mariachi e dei sombreros, meta ambita per i viaggi di nozze.