Salgo al quarto piano per una supplenza di due ore in una classe che non è la mia. Faremo una lezione sulle emozioni disegnando al buio e ascoltando musica. Devo andare a prendere lo stereo e i fogli di carta nella mia classe perché lì non trovo niente. Neanche un foglio. C’è un armadio con sopra una scritta colorata che recita: Diamoci una mano. Ma è chiuso a chiave.
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Quintana
Scritta sul muro di una scuola elementare incontrata sulla strada per Viñales, a Cuba. Una frase che mi ha fulminato, perché da sola vale intere biblioteche e quintali di volumi di pedagogia e politica.
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Emozioni disegno buio musica….
dov’era sig.McMurphy quando io andavo a scuola??????
Buona giornata e nn smetta mai di Insegnare così… 🙂
Dov’ero? Molto lontano, se ti hanno insegnato a dare del lei a un maestro…. 🙂
Forse mi hanno insegnato forme di Rispetto che nn si comprendo piu’
🙂
fufù
…mentre leggo è come se vedessi la scena; in disparte, ma all’interno della classe lì con voi 😛
“osservare” è una qualità che pochi coltivano… 😉
E mentre maestri fanno lezioni sulle emozioni, altri chiedono ai bambini di tener loro il gioco. Insistendo un po’ riesco a farmi raccontare da mio figlio di un fatto accaduto oggi in classe, due bambini hanno litigato e uno dei due ha messo una busta di plastica in testa all’altro tenendola per non farlo respirare, “è grave” commento, “è pericoloso lo sai? e la maestra? La maestra era al computer, ma ti prego mamma ti scongiuro non dirle che te l’ho raccontato perchè ci ha chiesto di non dire nulla altrimenti ci sarebbe andata di mezzo lei!” Provo allora a capire dalle altre mamme se anche i loro figli hanno avuto una tale reazione, ricevendo conferme da molti. Mi torna subito in mente una cena recente in cui mio figlio ci chiede che cosa è la mafia, e di come io e il papà nel lunga risposta arriviamo a dirgli che la mafia è anche un atteggiamento che parte dal silenzio, dalla mancanza di coraggio di dire la verità. Penso a tutte le volte in cui la stessa maestra mi esortava ad avere un dialogo costante con mio figlio “fatelo parlare, fatelo aprire…”, e paradossalmente mi ritrovo ora a doverlo rassicurare che con noi genitori non deve aver mai paura di dire le cose, anche se la maestra gli chiede di non farlo. Mi sembra tutto cosi assurdo. Mi domando se la difficile missione di crescere un bambino sia una collaborazione tra genitori e maestri, uniti negli stessi buoni intenti, oppure ci ritroviamo a usare gli stessi bambini addirittura per pararci da situazioni che potrebbero diventare scomode. Come riuscire a fidarsi di un insegnante che chiede al proprio figlio di non essere sincero con te?
fufù
L’argomento è complesso, ma la soluzione alla tua domanda l’hai data in chiusura…
Semplice; appurata l’incoerenza non ci si fida (come fanno gli “animali”). 😉
fricchy, la maestra di cui parli ha perso la strada e brancola nel buio pedagogico. Ha abdicato al difficile compito di aiutare i bambini nella loro crescita, mancando al proprio dovere, o peggio, rinnegandolo. Più o meno la stessa cosa che succede al medico che, dietro la tangente di una casa farmaceutica, prescrive una cura inadatta o al rappresentante delle forze dell’ordine che prende a calci un ragazzo steso per terra.
A una maestra così non va fatta passare liscia. Non può pensare di essere riuscita a mettersi tra te e tuo figlio, comprando il suo silenzio e minando il rapporto di fiducia e sincerità tra lui e te. Questo potrebbe portarla a fare altri sbagli e a non curarsene. In certi casi non c’è niente di peggio dell’idea di essere invulnerabili e non perseguibili.
A mio parere è necessario un intervento di tutti genitori, che, per voce del rappresentante (troverà lui il modo), possa riportare la maestra alla realtà.
…appunto 😉