Ho visto

abbraccioHo visto gli occhi della professoressa, solitamente limpidi e coraggiosi, riempirsi di dolore e provare a trattenere le lacrime. Ho visto quegli occhi non riuscire a difendersi e abbandonarsi a qualcosa che è troppo grande per provare a opporsi. Ho visto la chiesa riempirsi piano di gente per l’ultimo saluto a un uomo, suo papà. Ho visto piccoli gesti, sguardi sinceri e un violino in un angolo restare in bilico sulle nuvole.

Ho visto due figli senza più parole possibili, nipoti restare in piedi anche se nel mezzo di una tempesta, ricordi venire fuori dal cilindro del tempo, perfino sorrisi sbocciare come fanno i crochi in montagna quando sfidano l’inverno e bucano la neve.

Poi ho visto tanti ragazzi vestiti di scuro sfilare silenziosi verso la loro professoressa per arrivare ad abbracciarla e stringerla come a chiederle ciascuno un po’ di quel dolore, e, se fosse stato possibile, riuscire ad allontanarlo da lei. Ho visto quei ragazzi e mi sono commosso. Perché c’è ancora una scuola che resiste allo scempio che troppe volte trasforma gli Istituti in misurifici e perde di vista le persone. Perché quella professoressa invece no. Nei suoi occhi solitamente limpidi e coraggiosi i suoi ragazzi non hanno mai smesso di essere ognuno una combinazione diversa di condizioni, di attitudini, di aneliti. Non ha mai smesso di guardarli per quello che sono, universi policromi che vanno ben oltre un aoristo cappatico o una perifrastica passiva.

I ragazzi lo sanno. Hanno capito che l’unica scuola concepibile è quella che fa della relazione il suo elemento fondante, l’innesco capace di accendere ogni volta l’incontro con l’altro. Glielo ha insegnato lei. Così adesso tocca a loro. Tocca a loro stringere quella donna ferita per farle sentire che non è sola. E lo fanno tutti, muti, con la bellezza delle azioni spontanee che non hanno nessun bisogno delle parole.

Informazioni su RP McMurphy

Chito e RP McMurphy vivono a Roma, ma qualcuno giura di averli visti più volte dalle parti di Maracaibo. Hanno un amore dichiarato verso tutti i sud del mondo e un’istintiva simpatia per chi vive ai margini.
Questa voce è stata pubblicata in diario, scuola e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

4 risposte a Ho visto

  1. Ivan Cervesato ha detto:

    “Hanno capito che l’unica scuola concepibile è quella che fa della relazione il suo elemento fondante, l’innesco capace di accendere ogni volta l’incontro con l’altro.”
    Ma certo. I ragazzi lo sanno. Noi pure. Purtroppo non lo sanno (o fanno finta di non saperlo) i padroni del vapore, quelli “che decidono”, che spingono per la digitalizzazione totalizzante, il metaverso salvifico, la religione invalsica, la realtà virtuale, le soft skill, le competenze farlocche. Non importa. Noi lo sappiamo, e questo basta. Un abbraccio alla professoressa dagli occhi limpidi.

    • RP McMurphy ha detto:

      ciao Ivan, è vero, i padroni del vapore puntano astutamente il timone verso una rotta sbagliata, ma nessun veliero viaggia senza la condiscendenza del suo equipaggio e la classe docente non brilla certo in attitudine all’ammutinamento….

      • Ivan Cervesato ha detto:

        E’ l’italiano, che si è assuefatto a “farsi portare”: i docenti sono solo un campione di una più vasta umanità nazionale. Ma – mi dico – non importa ugualmente. Per fortuna, nel nostro sempre bellissimo mestiere abbiamo ancora intatta una facoltà: quella di entrare nell’aula, salutare i nostri ragazzi e chiuderci la porta alle spalle. E, assieme alla porta, chiudere fuori tutto il ciarpame della “scuola inconcepibile”, salvando la relazione. Perdonami, ma stasera mi sento stranamente ottimista. Non capita spesso e ne approfitto!

  2. renata puleo ha detto:

    Giustissimo e molto triste…

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...