Mi ricordo la volta in cui ho provato a spiegare la bellezza e non ci sono riuscito. Le mie parole non sono bastate. Neanche quelle di un maestro elementare abituato a raccontare e accendere la meraviglia. Così gli occhi di chi era con me non hanno guardato quello che andava visto. Hanno creduto di guardare, ma alla fine guardavano altrove, senza accorgersi davvero dell’incanto che tentavo di descrivere.
Eppure la bellezza non è mai nascosta. La puoi trovare nel tanto piccolo come nel tanto grande. Nella coccinella che si posa sul limone, nella grande quercia che regala calma e protezione (a proposito, ho calcolato la sua età. Ha quasi duecentocinquanta anni, è nata prima della rivoluzione francese).
Con la bellezza non devi faticare, te la ritrovi davanti perché è sempre lei a rintracciarti. Bastano due occhi e lo stesso abbandono di chi si tuffa da uno scoglio. Forse, quando provi a descriverla, talvolta sono le parole a essere inadatte. Non a Macondo. Qui è più facile. Le parole a Macondo sono fatte di foglie e fiori di campo.