Ci sono situazioni ingiuste. Davanti a quelle situazioni sarebbe meglio che non ti venisse mai il desiderio di capire, di conoscere, di cercare chiarimenti, perché poi si finisce per essere abbandonati a se stessi. Una solitudine che aggiunge male al male, vestendo di noncuranza le assurdità subite. Barcamenandoti tra ipocrisie, mistificazioni e gesuitici frazionamenti della realtà, alla fine troverai da solo quelle risposte, ma al prezzo altissimo di un dolore illegittimo.
Ho provato a chiedere di poter continuare la scuola coi bambini fino alla fine di giugno. Non uno di quei progetti dove il docente guadagna un extra, ma semplicemente una specie di risarcimento per aver dovuto vivere tutto l’anno un orario ridotto. Con la perdita di tutte quelle ore alcuni bambini hanno faticato più del dovuto e io ho maturato un debito nei loro confronti. Si dà il caso che l’orario è stato ridotto mentre il mio stipendio è rimasto intero. Bene, bravo, ma non si può. Così mi è stato detto. C’è di mezzo l’ottusità di una burocrazia che dopo l’ultima campanella trasforma la scuola in un luogo irreale, quando l’ambiente preposto alla crescita dei bambini si fa spazio deserto e indifferente. Tutte le obiezioni che ho sentito erano piuttosto ridicole. Bastava un esercizio di buon senso e accoglienza.
Allora adesso facciamo scuola a villa Sciarra. Sdraiati all’ombra di lecci secolari, su tappetini da yoga, con vassoi per la colazione a letto come tavolini e una lavagna portatile. Ci sono anche i pini e le magnolie. Ogni tanto passa una signora col cane o qualche babysitter che spinge una carrozzina, c’è chi fa jogging o semplicemente passeggia. Siamo all’aria aperta. La scomodità è ampiamente compensata. I bambini sono contenti e vengono volentieri, forse anche più volentieri. A me invece resta l’amaro di una istituzione che abdica, rinunciando alla propria complicità, e abbandona ancora una volta un maestro alla solitudine dei visionari e dei cercatori di aghi nei pagliai.
Ho la delusione per tutta la fatica che devi metterci anche quando desideri una cosa giusta e semplice. Quasi che perfino avvicinare tre bicchieri uno accanto all’altro sia un’operazione complicata e debba per forza condurre a una insensata guerra di ostacoli e contrasti.
l’ho fatto per più di trent’anni. Quando la scuola mi dava i locali ne approfittavo, altrimenti a casa mia. Sempre con tanto di pizzette e bibite fresche. Lo scopo continuare a vedersi e mantenere le relazioni oltre dare una mano a chi poi alla fine dell’estate avrebbe ricominciato senza ricordare nulla perché non tutti hanno una famiglia che può stargli dietro. Non si possono chiedere i compiti sapendo che qualcuno non sarà in grado di farli…In più ci vedevamo per tenere il nostro giardino aromatico, ad annaffiarlo e togliere erbacce, a raccogliere la lavanda con cui a settembre comporre sacchetti profumati per le famiglie. E poi tutti a mangiare il gelato….a spese mie naturalmente. Se si vuole far qualcosa in questa scuola devi pagare di persona…in tutti i sensi. Ferdinando
Sì, è così. Lo sappiamo. E continueremo a proporre la scuola migliore possibile per i nostri bambini. Quello che però non dovremmo fare mai è accettare le storture e le noncuranze del sistema scuola come inevitabili e inesorabili. Non assuefarci e continuare a indignarci.