Non conosco bene la piccola D. So che è una bambina ipovedente, a volte aggressiva, con un qualche tipo di ritardo cognitivo. So che ha una maestra bravissima e una classe accogliente. Sarà perché ho la porta sempre aperta, o perché una volta l’ho fatta ballare e poi l’ho sollevata da terra per farle fare l’aereo, se adesso viene a farci visita e ogni giorno ci regala il suo viva viva.
La piccola D entra all’improvviso e, qualsiasi cosa stiamo facendo, pretende l’attenzione di tutti per dirci il pensiero che ha in testa come un concentrato di poesia, a metà tra l’affermazione indiscutibile e un invito alla meditazione. Uno al giorno. Poi se ne va.
Viva viva chi va a casa.
Viva viva chi chiede agli altri scusa.
Viva viva che si è persa la telefonata.
Viva viva che ci siamo conosciuti tutti.
Viva viva che arriva l’estate.
Viva viva chi fa i salti.
Viva viva chi mangia il pollo con gli occhi chiusi.
Ai bambini della classe non resta ogni volta che farle un applauso.
ps. In copertina White rain, di Bansky