C’è più di qualcuno che, quando parla di scuola, dice cose sensate. Certo, molti di loro sono sconosciuti ai più, relegati opportunamente ai margini della narrativa corrente, voci che a fatica riescono a uscire fuori dal frastuono delle banalità e delle insensatezze che il sistema centrale promuove come evidenti verità. Però Umberto Galimberti no. Lui una certa popolarità ce l’ha. E per questo anche un certo seguito.
Così quando mi capita di sentire Galimberti parlare di scuola mi viene sempre in mente il bacio di Vancouver. Il famoso abbraccio che l’11 giugno 2011 si fanno due ragazzi stesi per terra nel mezzo di gas lacrimogeni e guerriglia urbana, dopo essere caduti in seguito alla carica della polizia (qui il video).
La poesia di un gesto che diviene pura bellezza e speranza di riscatto proprio perché si trova in un contesto di degrado e smarrimento generale.

