C’è una bella storia. E poi c’è un film, Pride, che nel 2014 con la regia di Matthew Warchus la riporta alla luce dopo essere stata frettolosamente dimenticata. Il motivo di quell’oblio forse è perfino banale. Quella storia racconta che un pregiudizio, per quanto radicato e diffuso, può essere superato. Non solo. È anche la testimonianza che manifestare un’opposizione al potere costituito non solo si può, ma in alcuni casi si deve.
È il 1984. I minatori britannici indicono uno sciopero per protestare contro le decisioni del governo guidato da Margaret Thatcher. La rivolta fu condotta in condizioni durissime (per indebolire la protesta il governo sequestrò i fondi del sindacato), e sarebbe durata un anno intero. I lavoratori delle miniere in lotta per i propri diritti vennero da subito dipinti come criminali e le violenze della polizia nei loro confronti non si fecero attendere.
In questo clima Mark Ashton a Londra decide che la minoranza omosessuale di cui fa parte non può stare a guardare. Bisogna esprimere concretamente solidarietà alla causa dei lavoratori delle miniere. Fonda per questo l’associazione “Lesbians and Gays Support the Miners”, con lo scopo di raccogliere fondi e beni di prima necessità da destinare agli scioperanti. C’è però un problema. I minatori abitano zone rurali caratterizzate profondamente da atavici pregiudizi nei confronti dell’omosessualità.
Fu così che i membri del LGSM incontrarono una delegazione dei minatori, dando il via a una conoscenza reciproca che condusse gradualmente a un’incredibile e inaspettata solidarietà tra i due gruppi, vittime entrambi di violenze e discriminazioni da parte del governo reazionario della Thatcher.
La storia dice che dopo un anno di lotta i minatori dovettero arrendersi, ma non dimenticarono mai l’associazione londinese di Ashton che con molte iniziative si era schierata ed era rimasta a loro fianco fino alla fine. Fu così che durante il Gay Pride di Londra del 1985, come una restituzione, arrivarono decine di pullman dai quali a sorpresa scesero i minatori e le loro famiglie per sfilare in testa al corteo.
Mark Ashton morirà per pneumocistosi l’11 febbraio del 1987, dodici giorni dopo la diagnosi di AIDS. Aveva 27 anni. E il pensiero che quando fai una battaglia contro un nemico tanto più forte, tanto più grande di te, scoprire di avere un amico di cui non conoscevi l’esistenza è la più bella sensazione del mondo.


Ho visto questo film, mi è piaciuto molto. ❣️