Sono sicuro. Se un giorno mi capitasse di incontrare Babbo Natale sotto il cappello ci sarebbero gli occhi di Pepe Mujica. Un uomo essenziale, così semplice da risultare perfino straordinario. Un uomo genuino, giusto, sorretto da idee chiare e da un’onestà non negoziabile. Il fatto che dal 2010 al 2015 sia stato il Presidente dell’Uruguay magari aiuta a capirne la misura, ma poi alla fine è solo un particolare.
Durante il suo mandato José Mujica ha rifiutato qualsiasi privilegio solitamente riservato a un Presidente della Repubblica, destinando il 90% del suo onorario ai più poveri, continuando a vivere nella modesta casa alla periferia di Montevideo, aprendo invece il palazzo presidenziale ai senza tetto e destinando la residenza estiva ai rifugiati siriani. Non a caso lo hanno definito il Presidente più povero del mondo.
In ogni occasione ha ribadito il valore di una vita votata obbligatoriamente al pensiero del bene comune, così come la necessità di opporsi agli sprechi e affrancarsi dalle logiche del consumismo, spire di un mondo che stritolano nell’individualismo e nella schiavitù di nevrosi per desideri indotti da inseguire senza fermarsi mai. “Ci sono stati anni in cui sarei stato felice solo con un materasso” disse in un’occasione. Il riferimento era naturalmente alle ferite della propria storia.
Perché José Mujica, questa è la storia, ha combattuto nelle file dei Tupamaros la dittatura militare che dal 1973 al 1985 ha governato l’Uruguay. Un impegno politico che ha significato carcere di massima sicurezza, torture, e per 12 anni la condizione disumana del completo isolamento nel calabozo, un fosso appositamente ricavato in un pozzo sotterraneo.
Da Presidente José Mujica ha ridotto di molto la povertà nel paese, ha diminuito fortemente la disoccupazione, ha combattuto i cartelli della droga e la corruzione, ha fatto crescere la spesa pubblica nel settore sociale, più che raddoppiato il salario minimo, riconosciuto molti diritti sindacali, e perdonato i suoi aguzzini. Poi, con la sobrietà che lo ha sempre contraddistinto, ha rifiutato di ricandidarsi per un secondo mandato presidenziale nonostante le proiezioni indicassero che avrebbe facilmente rivinto le elezioni.
Su di lui i film di Alvaro Brecher Una notte di 12 anni, e Amir Kusturica Pepe Mujica – Una vita suprema, decine di pubblicazioni e, per quanto valgano, in più di un’occasione proposte per il Nobel per la pace.

