Un uomo e un topo (la partita continua)

20231111_110121Annibale è ancora qui. Quella tra uomo e topo, ho scoperto, è una sfida alla pari. Una corsa contro il tempo dove riuscirà a spuntarla chi tra i due, nonostante le proprie impellenze, riuscirà a esercitare meglio la virtù della pazienza. Intanto, proprio come il suo omonimo cartaginese sul lago Trasimeno o a Canne, il piccolo Annibale dà lezioni di strategia, aggirando la trappola come fossero legioni romane.

L’intelligenza dell’uomo e le sue competenze, non ultime quelle buone ad architettare tranelli, in un duello lungo un mese non sono servite per avere la meglio di un piccolo roditore con la sua diversa intelligenza e la sua connaturata abilità alla sopravvivenza. Uguali per capacità di osservazione e ostinazione, l’uomo e il topo sono in fase di stallo, il che segna indubbiamente un punto a favore del topo. Annibale infatti continua imperturbabile le sue scorribande nonostante la presenza a settimane alterne di un altro umano (mia figlia Maira) e un cane con una istintiva attitudine alla caccia (Cali), che però appare disorientato, percepisce qualcosa, ma fissa il vuoto in parti diverse della casa e inizia a credere all’esistenza dei fantasmi.

L’adattabilità del topo alle condizioni esterne e alla loro mutabilità non è certamente seconda a quella dell’uomo, ma quello che più impressiona è come anche i topi assimilino e si trasmettano informazioni. Ciò vale probabilmente anche per una specie come il topolino di campagna che non vive la socialità della colonia e conduce un’esistenza piuttosto solitaria. Annibale si trova solo in una casa di umani e mostra comunque di riconoscere una trappola nonostante molto presumibilmente non ne abbia mai vista una. Resiste alla tentazione che certamente rappresentano le ghiottonerie all’interno della gabbietta, anche quando altrove le provvigioni sono sparite. Non riesco a spiegarmi come sia possibile se non con il fatto che sia arrivato qui già con un bagaglio (acquisito a livello genetico?) di conoscenze ed esperienze indirette.

La sfida continua. Se fosse possibile lo lascerei vivere qui, ma non si può, ci sono troppe complicazioni. Riuscire a prenderlo prima che inizi a riprodursi, per portarlo nella valle e liberarlo ai piedi della grande quercia, semplificherebbe molto la questione. Studio gli spostamenti di Annibale e controllo ogni tanto la gabbietta, ma lo ammetto. Ogni volta provo una certa soddisfazione nel trovarla vuota. E sorrido, penso al mio minuscolo avversario. Ammiro la sua perseveranza e resto incantato, come mi succede sempre, per la sfrontatezza del piccolo quando si trova davanti a un gigante e comunque se la gioca.

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About RP McMurphy

Chito e RP McMurphy vivono a Roma, ma qualcuno giura di averli visti più volte dalle parti di Maracaibo. Hanno un amore dichiarato verso tutti i sud del mondo e un’istintiva simpatia per chi vive ai margini.
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