Ciao Alessandro

alessandro-de-gregoriCiao Alessandro, oggi mi è capitato di parlare di te con mia figlia, così ho pensato di scriverti questa lettera. Tu Maira l’hai conosciuta subito, nell’email che ti scrivevo dalla Colombia, quando partecipavi da lontano a quell’avventura, così emotivamente coinvolto che poi mi invitasti in classe per raccontare ai tuoi bambini dell’incredibile viaggio che avevo fatto. Non ci crederai. Quest’anno occupo proprio la classe che avevi tu a quel tempo.

Alessandro, un pezzo per volta la scuola è così cambiata che adesso faticheresti a riconoscerla. Non mi riferisco alle modifiche che hanno determinato lo spostamento della presidenza, degli uffici di segreteria, apportato piccole o grandi variazioni e oggi ci vedono trasformati in un Istituto Comprensivo insieme alle medie della Bixio e della Manzoni. No, non è questo. Ma qualcosa di più profondo.

In tutti questi anni la scuola pubblica ha subito lo stravolgimento della sua stessa natura. I prodromi del resto li hai vissuti anche tu, quel tarlo c’era già. Sappiamo entrambi infatti che il punto di svolta fu la riforma sostenuta dal ministro Luigi Berliguer nel 2000, che inoculò nel sistema dell’istruzione concetti chiave del pensiero neoliberista come l’aziendalizzazione del sapere, la valutazione competitiva e il sostegno alla scuola privata. Tutta la serie di mezze figure che dopo si sono succedute al vertice del Ministero dell’Istruzione, indipendentemente dalla corrente di appartenenza, non hanno fatto altro che continuare nella stessa direzione.

Tu sei arrivato a Mariastella Gelmini. A quel tempo non si poteva credere che fosse tutto così inesorabilmente stabilito. Ripensandoci ora nello slogan La Gelmini non fa rima con bambini c’era l’inconsapevolezza di una classe docente che aveva fiducia nel futuro e ironizzava sull’idiozia di certe disposizioni con l’idea che quelle scemenze non sarebbero sopravvissute, ma presto sarebbero state invalidate dal buon senso e dall’esercizio appassionato e resistente della pedagogia in cui credevamo. Invece no. Non sai a quante assurdità ti sarebbe poi capitato di assistere e quante amarezze ti sei evitato.

Alessandro, ti ho pensato spesso in questi anni. Mi è capitato per esempio tutte le volte che ho suonato il tuo pianoforte e con i bambini ho passato del tempo a ridere e a inventare canzoni. Adesso quel pianoforte è in un’aula al quarto piano e avrebbe bisogno di un’accordatura, ma del resto anche io non sono più così in forma. Ammetto che mi è capitato perfino di sentirmi un po’ arrabbiato con te, che sei andato via e hai lasciato la nostra scuola sguarnita e alla mercé dei modernizzatori. Però ogni volta che ho manifestato un dissenso, che ho opposto un rifiuto e magari per questo mi è capitato di subire un provvedimento disciplinare, ho sempre pensato che quella sanzione di sicuro l’avremmo presa in due. Così è stato come se tu fossi ancora insieme a me, a fare il tuo lavoro di maestro nell’unico modo in cui si può fare, fregandosene di tutto il resto.

Ti abbraccio, ovunque tu sia.

ps
In copertina Alessandro De Gregori (21 dicembre 1954 – 20 agosto 2010) indimenticato maestro della scuola elementare Francesco Crispi di Roma.

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1 Response to Ciao Alessandro

  1. Avatar di Valentina e Antonio Valentina e Antonio ha detto:

    Quindi la nostra classe è doppiamente fortunata, per il passato e per il presente ❤️

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