Quando sono arrivato a Macondo fuori casa c’era un pezzo di terra abbandonato dove crescevano solo rovi. Adesso è un giardino. Dopo due anni di cure il giovane albero di cachi regala all’autunno i suoi frutti deliziosi. Sono più piccoli di quelli che si trovano al supermercato ma non si battono in dolcezza. All’amore risponde sempre l’amore, con le piante e gli animali è così. Gli uomini a volte difettano.
Quintana
Scritta sul muro di una scuola elementare incontrata sulla strada per Viñales, a Cuba. Una frase che mi ha fulminato, perché da sola vale intere biblioteche e quintali di volumi di pedagogia e politica.
Gli opliti che stanno scrivendo sono:
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Mi è tornato in mente un ricordo sepolto da tanto tempo ormai: in una parte ‘interdetta’ a noi bambini (ancora mi chiedo il perché) del giardino della scuola elementare che frequentavo c’era un albero di cachi. Quella zona proibita aveva un non so che di decadente e noi bambini ne eravamo enormemente incuriositi. In mezzo a quell’erba troppo alta e al muro di mattoni ingrigito che la circondava, al cui angolo c’era una vecchissima porta di legno su cui fantasticavamo le cose più macabre, i frutti dell’albero con il loro arancio così vivo spiccavano prepotenti alla nostra vista e ci facevano venire una gran voglia di arrampicarci sui rami e mangiarci tutti i cachi che penzolavano tra le foglie.
Una suggestiva descrizione che evoca “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett!
Esattamente, per me è stato proprio così allora.