Sorvoliamo pure sul fatto che in tutto il percorso scolastico solitamente poco si racconta e poco si svela del meraviglioso mondo delle piante. Lasciamo stare questa cosa qui, che a me comunque sembra una mancanza grave per tutto un insieme di ragioni che adesso non mi va di tirare in ballo. Diciamo invece che, più in generale, appare chiaro come la scuola italiana ormai stia colpevolmente mancando al suo dovere principale.
Proprio di questo discutevo con i bambini qualche giorno fa. A cosa mi servirà nella vita saper fare le espressioni? ecco, la domanda era arrivata puntuale. Non commettete mai questo errore di prospettiva avevo risposto. Non fermatevi a guardare il dito quando il dito sta indicando la luna. Non si viene a scuola per imparare un mestiere, per raccogliere informazioni da spendere direttamente o per guadagnare dei soldi. Si va a scuola per crescere, per imparare a ragionare, per scoperchiare la pentola delle proprie potenzialità, per provocare arcobaleni. Se proprio volete saperlo io non ricordo che una piccolissima parte delle cose che ho studiato nei miei anni di scuola, e ci metto dentro anche gli anni dell’università. Però l’uomo che sono oggi, l’uomo che sono diventato, lo devo anche a tutto quel tempo passato a imparare cose, a scoprire il mondo, a conoscere la sua storia e il suo funzionamento. Quelle cose adesso sono dentro di me, esattamente come succede ai colori quando si mescolano e formano tinte dalle sfumature indefinibili.
Sapete cosa fece Euclide, nel III secolo a.C., dopo che uno studente gli chiese quale utilità avesse un teorema di geometria e cosa ci avrebbe guadagnato nella vita? Quello studente aveva fatto lo stesso errore che fareste voi se vi metteste a guardare le espressioni da una prospettiva sbagliata. Euclide fece dare una moneta al ragazzo e poi lo cacciò dalla scuola.
E torniamo alle piante. Che cosa c’entrano le piante con questo discorso? Ecco, secondo me oggi la scuola italiana, condizionata dalla furia ossessiva delle misurazioni, dalla somministrazione di prove in ingresso, dalla somministrazione di prove in uscita, dai test a crocette con risposte preconfezionate, dalla pretesa di trovare un sistema di valutazione oggettivo, dalla burocrazia, dall’appiattimento dei programmi, dalla smania di cercare un’utilità in funzione del mercato e del mondo del lavoro, non aiuta più a crescere come invece dovrebbe fare e soprattutto non aiuta a ragionare. Ragionare, imparare a farlo con la propria testa, in molti casi è perfino una pratica disincentivata.
Come te lo spieghi altrimenti se più volte mi è capitato quest’anno di entrare in una quinta per una supplenza e al gioco Quanti nomi di alberi conosci mi è capitato di leggere immancabilmente che esiste l’albero dei cocomeri?


Concordo pienamente. Orrore per un insegnamento improntato all’immediato “utilitarsimo” (il sapere è ben utile, ma non certo come pensano all’Ocse…). Recuperiamo invece il concetto di gratuità (“gratis” significativamente improntato alla “grazia”: l’eterna rosa di Silesio che fiorisce “ohne warum”…). E compiango chi – povero invasato (in buona o malafede) della “valutazione oggettiva” – ignora che qualsiasi “valutazione” degna di tal nome non potrà che essere sempre profondamente soggettiva. Se saremo fortunati, si tratterà di una soggettività alta. Diversamente, saremo stati sfortunati. Ma è sempre il soggetto a essere in gioco, nel quadro ineludibile della relazione. Buona fine di anno scolastico a tutti gli uomini e le donne di Scuola.
Buon fine anno scolastico a te Ivan, e sempre grazie per i tuoi interventi su questo blog. Aiutano a farmi sentire meno solo