Credere non è capire. Credere ha implicita l’idea di un abbandono, di un lasciarsi andare incondizionato. Capire è la conquista che si raggiunge sempre alla fine di in un percorso di conoscenza. Si capiscono le ragioni di una guerra, il motivo di un mal di pancia, la bellezza di un giardino, le regole della moltiplicazione. Si può credere invece in una persona, alla necessità di un principio, alla reincarnazione, all’esistenza dell’uomo nero.
Capire è spesso un’esperienza che procede attraverso porzioni aggiuntive di verità. Credere è quasi sempre un atto di fede. Fa una bella differenza. Il mondo è pieno di persone capaci di capire, ma non di credere. Allo stesso tempo esistono molti che credono, senza capire mai.
Può succedere tuttavia che inaspettatamente capire e credere si diano la mano e finiscano per legarsi in un rapporto di parentela. È accaduto oggi.
Osservo i bambini della mia classe alle prese con l’esercizio di matematica che ho scritto alla lavagna e li vedo contenti per aver capito bene come si risolvono le espressioni. Hanno compreso perfettamente le regole delle parentesi, delle potenze, del minimo comune multiplo. Così adesso è meraviglioso constatare quanto tutti credano un po’ più in se stessi e, proprio per questo, abbiano meno paura del salto verso la scuola media.
In fondo è davvero così. La differenza tra capire e credere è la stessa che c’è tra il camminare, un passo dopo l’altro, e volare.
Il tuo scrivere è pura poesia della realtà. Sai trovare ed esprimere lo stupore e la bellezza in ciò che molti considerano routine. Un educatore non può essere che questo. Grazie per la tua sensibilità.
che belle parole… grazie!