Difficilmente rimango incantato a vedere ed ascoltare le trasmissioni/dibattito programmate in televisione, non riesco fisicamente, ma tra ieri ed oggi causa disastro idrogeologico della Sardegna, ho voluto approfondire: i personaggi politici che parlano interrogati dai cronisti e dai giornalisti, inevitabilmente mutano per un ricambio fisiologico e generazionale…
poi la memoria mi ha portato al lontano Polesine, al lontano Vajont, ai più recenti Genova, Lunigiana, alle Cinque Terre, a Sarno, all’alto Lazio e sono arrivato alla conclusione che dal primo disastro subito da questo “bel paese” il testo delle parole proferite da questi personaggi è uno solo, scritto a penna stilografica su fogli protocollo ingialliti, che fra qualche giorno per evitare che si deteriorino per l’umidità verranno riposti in quella cassaforte pronti per essere tirati nuovamente fuori al prossimo post-catastrofe.
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Quintana
Scritta sul muro di una scuola elementare incontrata sulla strada per Viñales, a Cuba. Una frase che mi ha fulminato, perché da sola vale intere biblioteche e quintali di volumi di pedagogia e politica.
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Hai ragione, tirare fuori dalla cassaforte quel foglio permette loro di scaricarsi di ogni responsabilità. Evocando la fatalità possono dormire tranquilli. Come facevano poverini a sapere che sarebbero venuti giù 100 milioni di metri cubi di acqua in un invaso che ne può contenere solo 27 milioni? In fondo erano solo 12 ore che pioveva a dirotto sulle montagne, come potevano pensare che tutta quell’acqua sarebbe poi arrivata a valle? Tutta colpa della forza di gravità. Così alla prossima tornata elettorale faranno finta di sbranarsi e parleranno nuovamente di riassetto del territorio.
Una sarda incazzata.
3 settimane fa, prima un mare di fango, poi un mare di parole che si lascia dietro un mare ancora più grande di illusioni, infine oggi una corda appesa ad un albero e un’ altra vita che se n’è andata. Così ha messo fine alla disperazione un uomo onesto,dopo che l’alluvione ha distrutto per la seconda volta la sua azienda. Ha smesso di credere alle parole, alle promesse, alle illusioni, al paese dei balocchi. Il nostro presidente della Regione, “davanti a questa tragedia umana”, ha tirato fuori dalla cassaforte un altro foglio ingiallito,ha detto che “è il momento di meditare”. Oggi siamo in tanti a meditare e a piangere. Io mediterò ancora a lungo perchè quell’uomo onesto, rispettoso, lavoratore e cittadino per bene che oggi si è tolto la vita, è mio cugino. Siamo stanchi di nuotare in questo mare di parole.